Avere il raffreddore può aiutare a non prendere il Covid? Uno studio sembra suggerirlo
Top

Avere il raffreddore può aiutare a non prendere il Covid? Uno studio sembra suggerirlo

I risultati dello studio potrebbero rappresentare la base per la progettazione di un futuro vaccino di seconda generazione, in grado di prevenire l'infezione da varianti attuali e future dell'agente patogeno.

Avere il raffreddore può aiutare a non prendere il Covid? Uno studio sembra suggerirlo
Raffreddore
Preroll

globalist Modifica articolo

10 Gennaio 2022 - 18.11


ATF

Secondo uno studio  pubblicato sulla rivista Nature Communications, condotto dagli scienziati dell’Imperial College di Londra, i linfociti T associati al raffreddore comune, dei globuli bianchi specializzati nel riconoscimento delle cellule infettate da virus, potrebbero proteggere anche dall’infezione da SARS-CoV-2.

Insomma, prendersi il raffreddore potrebbe essere un modo per non prendere il Covid. I risultati dello studio potrebbero rappresentare la base per la progettazione di un futuro vaccino di seconda generazione, in grado di prevenire l’infezione da varianti attuali e future dell’agente patogeno.

“L’esposizione a SARS-CoV-2 – afferma Rhia Kundu dell’Imperial College – non provoca sempre un’infezione, ma il motivo di questi schemi di reazione non è del tutto compreso. Abbiamo scoperto che alti livelli di cellule T preesistenti, create dal corpo a causa di altri coronavirus, potrebbero proteggere contro Covid-19”.

Sebbene questi risultati siano sicuramente importanti e promettenti, i ricercatori sottolineano che il modo migliore per promuovere la sicurezza sanitaria resta il completamento del ciclo di vaccinazione. Lo studio è stato svolto nel settembre 2020, quando la maggior parte delle persone nel Regno Unito non era stata infettata neé vaccinata contro SARS-CoV-2.

Leggi anche:  Inchiesta mascherine, la Procura chiede 1 anno e 4 mesi di carcere per Domenico Arcuri: le accuse dei Pm

Il team ha coinvolto 52 partecipanti che abitavano con un individuo positivo a Covid-19, confermato da tampone PCR. I volontari sono stati sottoposti a test PCR all’inizio del periodo di osservazione, poi a distanza di quattro e sette giorni. Gli studiosi hanno prelevato campioni di sangue entro sei giorni dall’esposizione al virus. In questo modo gli scienziati hanno analizzato i livelli di cellule T preesistenti indotte da precedenti infezioni da coronavirus.

Stando ai risultati del gruppo di ricerca, nelle 26 persone che non erano state infettate dal contatto con qualcuno di positivo si riscontravano livelli significativamente più alti di cellule T. I linfociti, spiegano gli esperti, contrastavano il virus e alcune delle sue proteine interne, piuttosto che la proteina spike. I vaccini attuali, continuano gli autori, non inducono una risposta immunitaria a questo livello, che potrebbe però essere considerato un nuovo bersaglio vaccinale potenzialmente in grado di offrire protezione di lunga durata.

“Il nostro studio – commenta Ajit Lalvani, coautore dell’articolo e docente presso l’Imperial College – suggerisce che le cellule T indotte dai comuni coronavirus del raffreddore possono svolgere un ruolo protettivo contro Covid-19. Lo sviluppo di vaccini basati su queste scoperte potrebbe portare a una protezione più duratura e ampia”.

Native

Articoli correlati