L'immunologo Mantovani: "Sensato il mix di vaccini ma servono più dati"
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L'immunologo Mantovani: "Sensato il mix di vaccini ma servono più dati"

Il direttore scientifico dell'Istituto clinico Humanitas: "In questo momento sono pianificati studi nel Regno Unito, incrociando 7 vaccini di piattaforme diverse"

Alberto Mantovani
Alberto Mantovani
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10 Giugno 2021 - 17.18


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Il dibattito sull’uso di diversi vaccini tra la prima e la seconda dose è ancora acceso fra gli scienziati. E’ un’opportunità valida quella di usare vaccini diversi fra prima e seconda dose? “Dal punto di vista immunologico ci sono dati ottenuti a Oxford che suggeriscono che i vaccini anti-Covid a Rna messaggero, come gli immunologi sospettavano, siano un po’ più efficaci nel dare produzione di anticorpi.
Mentre i vaccini su piattaforma adenovirus come AstraZeneca e J&J sono un po’ più efficaci nel dare una risposta dei direttori dell’orchestra immunologica, i linfociti T. Quindi c’è un razionale nel cercare di avere il meglio dei due mondi. Ma abbiamo pochi dati, ottenuti in Spagna e in Regno Unito. E noi abbiamo bisogno di dati per ragionare”.
A evidenziarlo è stato Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Milano) e professore emerito dell’Humanitas University.
“In questo momento sono pianificati studi nel Regno Unito, incrociando 7 vaccini di piattaforme diverse”, per esempio. “io penso che questo tipo di studi sarà fondamentale per guidare la combinazione” fra vaccini. “Come sempre la buona ricerca ci deve guidare”, ha sottolineato.
La risposta anticorpale al vaccino anti-Covid cambia a seconda della persona e nel tempo? “Cambia – ha confermato lo scienziato – Ci sono poche persone per fortuna che non rispondono a questi vaccini, è molto raro. Cambia nel tempo probabilmente la persistenza della risposta, sospettiamo che sia così. Quando avanza l’età anche il nostro sistema immunitario tende a dimenticare, per questo ci sono vaccini consigliati per la terza età, come anti-pneumococco, herpes e influenza. Ma sappiamo ancora molto poco e abbiamo bisogno di accompagnare la somministrazione di questi vaccini con ricerca per essere guidati dai dati”.

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