Crisanti ammette: "Sono stato troppo pessimista ma non mi pento"
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Crisanti ammette: "Sono stato troppo pessimista ma non mi pento"

Il virologo: "Siamo vicini alla fine del tunnel? Allora inutile correre rischi"

Andrea Crisanti, virologo e microbiologo dell'Università Padova
Andrea Crisanti, virologo e microbiologo dell'Università Padova
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21 Maggio 2021 - 09.25


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Il virologo e direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova, da sempre molto cauto sulle riaperture e sull’andamento della pandemia, ammette di essere stato molto pessimista, ma dato che le sue previsioni si sono sempre avverate, a partire dalla seconda ondata dello scorso ottobre, ha avuto le sue ragioni per esserlo. “Sono stato troppo pessimista? Non mi pento”. 
Il professor Andrea Crisanti temeva conseguenze estremamente negative dopo le riaperture decise dal governo lo scorso 26 aprile. I dati, a circa un mese di distanza, evidenziano una frenata dell’epidemia. “Magari sono stato troppo pessimista, ma non mi pento di aver detto che abbiamo corso un rischio inutile. La strada era stata ben tracciata dall’Inghilterra. 
Se lei chiede ad un medico di scegliere tra una procedura sicura e un rischio, credo lei vorrebbe sentirsi dire che si segue una procedura sicura. Questo vale a livello personale e a livello di società. Dopo 125mila morti, ogni vita conta. A maggior ragione visto che la fine del tunnel è vicina, non vedo il motivo di correre rischi inutili”, dice Crisanti. 
“La probabilità di infezione per una persona che ha ricevuto 2 dosi di vaccino è estremamente bassa. Ma è una probabilità che esiste. Inizieremo a toglierci la mascherina all’aperto quando il 60-70% di persone sarà vaccinata e la probabilità di infettare e infettarsi sarà molto bassa. E’ importante vaccinare anche i minori, altrimenti non si arriva all’immunità di gregge”, afferma ancora Crisanti, collegato da Londra.
“In Inghilterra c’è una prudenza estrema perché la seconda ondata ha avuto un impatto devastante, anche sulla politica e sulla scienza. Non vogliono mettere a repentaglio i risultati raggiunti, hanno un’attenzione maniacale nei confronti delle varianti e credo sia totalmente giustificato. C’è un focolaio di variante indiana in una zona e hanno mobilitato tutte le capacità di vaccinazione per intervenire in quell’area in 4-5 giorni”, spiega.

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