Gli scienziati unanimi sulla variante giapponese: da monitorare con attenzione, ma no ad allarmismi
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Gli scienziati unanimi sulla variante giapponese: da monitorare con attenzione, ma no ad allarmismi

Gli esperti hanno risposto alle domande che molti si stanno ponendo in questo momento sulla nuova variante giapponese

Matteo Bassetti
Matteo Bassetti
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6 Aprile 2021 - 12.45


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Oramai è diventata una routine consolidata quella di porre, giustamente, le stesse domande agli esperti ogni qual volta si scopre una nuova variante di Covid.
E’ più contagiosa? E soprattutto, resiste al vaccino? In attesa di studi più approfonditi sulla mutazione del virus scoperta nell’ospedale universitario di Tokyo, gli scienziati in Italia non si sbilanciano e invitano alla prudenza, anche nelle valutaioni sulla sua presunta resistenza ai vaccini.
Bassetti: “Vigilare, ma no terrorismo”
Sulla variante giapponese (E484K) “dobbiamo vigilare, con il sequenziamento” ma anche “non fare terrorismo ogni volta che si trova una variante dall’altra parte del mondo.
Dobbiamo metterci in testa che, come dovremmo convivere con il virus per anni così dovremmo farlo con le tante varianti che verranno scoperte”,ha affermato Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e componente dell’Unità di crisi Covid-19 della Liguria, facendo il punto della situazione. Questa nuova variante può essere più contagiosa e resistere ai vaccini anti Covid? “In qualche modo come tutte le varianti potrebbe essere più contagiosa, ma non abbiamo certezza che possa sfuggire ai vaccini, occorrono maggiori studi – risponde Bassetti -.
Il Giappone ha gestito molto bene tutte le fasi della pandemia, ma è molto indietro con le vaccinazioni.
E’ quindi probabile che essendoci da loro una quarta ondata di casi, la responsabilità sia proprio di questa variante perché il virus sta girando liberamente”.
“L’unico modo per combattere le mutazioni è velocizzare le vaccinazioni ed evitare che il virus passi da una persona all’altra – rimarca l’infettivologo – Solo così si evita la selezione delle varianti che comunque ci saranno sempre, almeno 5-6 per paese.
E’ la storia dei virus, dei batteri e dei funghi”.
Burioni: “Il vaccino Pfizer sembra funzionare”
L’invito a non alimentare l’allarmismo arriva anche dal virologo Roberto Burioni: “Ormai domina il ‘varianterrosimo: ogni variante che compare, si fa terrorismo.
E’ normalissimo che un virus nuovo generi varianti, dobbiamo preoccuparci quando queste hanno caratteristiche che le rendono pericolose.
La variante inglese, ormai dominante in Italia, è molto pericolosa perché è molto più contagiosa e anche più letale, causa malattia più grave.
Poi ci sono la brasiliana e la sudafricana, ma altre varianti preoccupanti non ci sono”, è la premessa di Burioni.
E la cosiddetta variante giapponese (E484K)? “Secondo uno studio condotto dalla stessa azienda, il vaccino Pfizer sembra funzionare benissimo anche contro questa variante”, sottolinea il virologo dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
“Varianti che sono in grado di superare l’immunità indotta dai migliori vaccini – afferma – non ci sono.
Anzi, arrivano notizie eccezionali da Israele, dove, ricordiamoci, domina la variante inglese, ma sono molto avanti con le vaccinazioni”.
Due gli studi “molto interessanti” diffusi in questi ultimi giorni, secondo il virologo, che spiega: “Il primo descrive come familiari di malati se vaccinati, non si infettano.
Mentre dal secondo arriva un primo segno, che è fantastico: stanno calando le infezioni nei bambini, che non sono stati vaccinati.
Si sta dunque cominciando a verificare l’immunità di gregge. Una notizia ancora preliminare, ma se confermata è la notizia più bella che poteva arrivare, dopo quella di novembre scorso dell’efficacia dei vaccini” contro Covid-19.
Dunque, ribadisce Burioni, “dobbiamo vaccinare il più velocemente possibile, il virus non va in vacanza”, non si può mai rallentare.
Pregliasco: “Potrebbe ridurre l’efficacia dei vaccini”
Meno ottimista appare Fabrizio Pregliasco, per il quale la variante giapponese potrebbe ridurre l’efficacia dei vaccini.
“L’aspetto positivo – dice Pregliasco è averla individuata su un campione piccolo e quindi avere la capacità di monitorarla.
Le cose che si sanno ad oggi sono poche e cioè che è una variante che assomma alle caratteristiche della variante inglese ulteriori variazioni, e che dalle valutazioni delle ricostruzioni tridimensionali al computer mostra modifiche che potrebbero in qualche modo far ridurre l’efficacia delle vaccinazioni, questo è quello che si teme”.
“Per ora – sottolinea – è un elemento di preoccupazione che va ancora approfondito”.
Ciccozzi: “Nulla di nuovo, non inficia vaccinazione”
A rassicurare riguardo ai timori sulla pericolosità di questa variante è l’epidemiologo Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di Statistica medica ed epidemiologia della facoltà di Medicina dell’Università Campus Bio-Medico di Roma.
“Nulla di nuovo -dice-. Si tratta della solita mutazione E483K, presente nella variante brasiliana, in quella sudafricana e almeno nel 50% di quella inglese.
E’ una variante come tutte le altre che stanno circolando, e non va a inficiare la vaccinazione.
Può al massimo diminuire di qualche percentuale l’efficacia dei vaccini, ma per ora funzionano anche contro questa mutazione”.
Questa mutazione “è stata chiamata ‘giapponese’ – spiega – perché secondo loro (ma su questo non abbiamo certezza, in quanto potrebbe essere sfuggito qualcosa) nasce in Giappone, è stata isolata lì e non si tratterebbe di una mutazione importata dall’estero. Potrebbe essere così, non ci sono dati per affermare il contrario, ma ciò non toglie che sia uguale alle altre.
Se davvero è ‘nata’ in Giappone, cioè se abbiamo mutazioni che avvengono in continenti diversi ma nello stesso punto del genoma del virus (in questo caso il 484) questo potrebbe rientrare tecnicamente nel concetto di ‘omeoplasia’, cioè di ‘convergenza evolutiva’: ciò significa che siamo davanti ai primi accenni che il virus sta evolvendo per potersi adattare al nuovo ospite che siamo noi”.
“In altre parole – dettaglia Ciccozzi – queste varianti non hanno un progenitore comune ma si tratta di un adattamento che sta tentando il virus.
Quanto tempo ci metterà per adattarsi non lo sappiamo, ma quello che è certo che una vaccinazione importante e seria riuscirà a farlo adattare prima e ad averlo quindi come un compagno di viaggio che ci farà meno male”.
Galli: “È la variante brasiliana arrivata in Giappone”
“Se non verranno rilasciate indicazioni che fanno pensare a un’ulteriore evoluzione con cambio di caratteristiche, la variante E484K è una delle mutazioni caratteristiche della variante brasiliana.
Chiamarla variante giapponese è per chi ama fare i titoli”, dice  Massimo Galli, direttore della clinica di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano.
“C’è purtroppo la conferma che anche in Giappone, dove sono estremamente cauti e precisi, si sono ritrovati, e sottolineo a meno che non vengano fuori dati diversi – insiste Galli – la brutta ma prevedibile sorpresa che si stanno diffondendo dei casi, non moltissimi, della variante brasiliana che era già stata segnalata a gennaio.
Le persone che viste a gennaio con quella variante hanno evidentemente lasciato dietro di sé un codazzo di infezioni che, trascorsi alcuni mesi, si ritrovano negli ospedali”.

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