L'Iss-Inail ha deciso: "Vaccinare anche chi ha avuto il Covid da 3 a 6 mesi, ma basta..."
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L'Iss-Inail ha deciso: "Vaccinare anche chi ha avuto il Covid da 3 a 6 mesi, ma basta..."

Le persone già contagiate da SARS-CoV-2 , indipendentemente se sintomatiche o meno purché certificato da un test molecolare, “dovrebbero essere vaccinate”.

Vaccini contro il Covid
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17 Marzo 2021 - 09.07


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Arrivano nuove regole sulla vaccinazione. Le persone già contagiate da SARS-CoV-2 , indipendentemente se sintomatiche o meno purché certificato da un test molecolare, “dovrebbero essere vaccinate”. A rilevarlo è il documento Inail-Iss-Aifa-Ministero: ”È possibile considerare la somministrazione di un’unica dose purché la vaccinazione venga eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dall’infezione e entro i 6 mesi dalla stessa”.

Fanno eccezione le persone con condizioni di immunodeficienza, primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici, che, anche se con pregressa infezione da Covid-19, “devono essere vaccinate quanto prima e con un ciclo vaccinale di due dosi”.

Nel documento viene sottolineato come anche chi è vaccinato, dopo un’esposizione ad alto rischio con un caso Covid, “deve adottare le stesse indicazioni preventive valide per una persona non sottoposta a vaccinazione, a prescindere dal tipo di vaccino ricevuto, dal numero di dosi e dal tempo intercorso dalla vaccinazione”.  Il vaccinato considerato come contatto stretto deve osservare, purché sempre asintomatico, 10 giorni di quarantena dall’ultima esposizione con un test antigenico o molecolare negativo al decimo giorno o 14 giorni dall’ultima esposizione.

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Per “contatto stretto” si intende l’esposizione ad alto rischio a un caso probabile o confermato. Questa condizione è definita, in linea generale, dalle seguenti situazioni: una persona che vive nella stessa casa di un caso Covid-19, una persona che ha avuto un contatto fisico diretto con un caso Covid-19 (per esempio la stretta di mano), una persona che ha avuto un contatto diretto (faccia a faccia) con un caso Covid-19, a distanza minore di 2 metri e di almeno 15 minuti, una persona che si è trovata in un ambiente chiuso (es.aula, sala riunioni, sala d’attesa dell’ospedale) con un caso Covid-19 in assenza di Dpi (es. Ffp2, Ffp3, guanti) e dispositivi medici appropriati (es. mascherine chirurgiche), si legge nel rapporto. “La vaccinazione anti-COVID-19 è efficace nella prevenzione della malattia sintomatica, ma la protezione non raggiunge mai il 100%. Inoltre, non è ancora noto se le persone vaccinate possano comunque acquisire l’infezione da Sars-CoV-2 ed eventualmente trasmetterla ad altri soggetti”, viene specificato. Si sottolinea anche che alcune varianti “possano eludere la risposta immunitaria” data dai vaccini. “Segnalazioni preliminari suggeriscono una ridotta attività neutralizzante degli anticorpi di campioni biologici ottenuti da soggetti vaccinati con i vaccini a mRNA nei confronti di alcune varianti, come quella Sudafricana, e un livello di efficacia basso del vaccino di AstraZeneca nel prevenire la malattia di grado lieve o moderato nel contesto epidemico sud-africano”. 

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Con l’arrivo della varianti, viene raccomandata la distanza minima da adottare, anche se sarebbe opportuno aumentarla “fino a due metri, laddove possibile e specie in tutte le situazioni in cui venga rimossa la protezione respiratoria come, ad esempio, in occasione del consumo di bevande e cibo”.

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