Il pneumologo: "Accelerare le vaccinazioni, solo questo può fare la differenza"
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Il pneumologo: "Accelerare le vaccinazioni, solo questo può fare la differenza"

Francesco Blasi, professore di Malattie dell'apparato respiratorio all'università degli Studi di Milano: "L'anno scorso a marzo-aprile è stato un disastro, a luglio effettivamente c'è stato un crollo".

Francesco Blasi, professore di Malattie dell'apparato respiratorio
Francesco Blasi, professore di Malattie dell'apparato respiratorio
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9 Marzo 2021 - 21.37


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Siamo nella tempesta ma la calma può arrivare presto: “La mossa vincente è accelerare le vaccinazioni. Credo che questo potrà fare la differenza, non tanto il clima. L’anno scorso a marzo-aprile è stato un disastro, a luglio effettivamente c’è stato un crollo. Adesso vediamo che succede ma speriamo nei numeri delle vaccinazioni”.

A sottolinearlo è Francesco Blasi, professore di Malattie dell’apparato respiratorio all’università degli Studi di Milano e direttore della Pneumologia (ora Covid) del Policlinico del capoluogo lombardo.
“Sembra che sia migliorata la disponibilità di dosi. Da quello che vediamo la Regione Lombardia sta puntando su una spinta molto forte ai vaccini. Noi al Policlinico ora vaccineremo da 8 alle 20 tutti i giorni, compreso la domenica – spiega – Ci sono le potenzialità per fare migliaia di vaccini al giorno e credo che potrà fare la differenza. Quindi non aspettiamo l’effetto clima. Auspichiamo uno sforzo generale per la campagna vaccinale. Spero che presto avremo il vaccino monodose di Johnson & Johnson, già adesso la fornitura di AstraZeneca e Pfizer sta arrivando. Diciamo che c’è la speranza che la situazione si evolva, se non in tempi rapidi, almeno in due mesi”. 
“Se parte come si deve la vaccinazione – riflette – sappiamo che già dopo 7-10 giorni dalla prima dose c’è una buona protezione dalle ospedalizzazioni. Ed è quello che conta. Se ci fosse un taglio del 40-50% degli arrivi in ospedale sarebbe un grande aiuto. Sul fronte ospedaliero non stiamo ancora vedendo l’effetto dell’immunizzazione della popolazione perché i numeri delle persone coperte non sono abbastanza alti. Se guardiamo l’età delle persone che arrivano osserviamo più casi di giovani ma la curva dei ricoveri non è variata in maniera significativa. Sappiamo però che in Scozia e Israele dove hanno vaccinato in massa, dopo la prima dose c’è stata una riduzione importante di quelle che sono le problematiche legate all’ospedale”.

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