Andreoni: "Troppe incognite su quanti hanno avuto il virus: il vaccino devono farlo tutti"
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Andreoni: "Troppe incognite su quanti hanno avuto il virus: il vaccino devono farlo tutti"

Il direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive al Corriere: "Troppe incognite sulla durata degli anticorpi e sulla popolazione contagiata"

L’infettivologo Massimo Andreoni
L’infettivologo Massimo Andreoni
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7 Dicembre 2020 - 09.28


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Non è d’accordo con i suoi colleghi che dicono di vaccinare per ora solo chi non è mai stato positivo. “Impossibile sapere quanti abbiano preso il virus, il vaccino devono farlo tutti”. A parlare sulle pagine del Corriere della Sera è Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive. Il medico consiglia anche a chi ha già avuto il Covid-19 di vaccinarsi se appartiene per età a fasce di popolazione che possono essere immunizzate prima.

“Da medico gli proporrei di vaccinarsi se appartiene, per età, alle fasce di popolazione che potranno essere immunizzate per prime secondo il piano del ministero della Salute″.

Ospite di Mezz’ora in più, il commissario per l’emergenza Arcuri ha detto: “Chi ha avuto il covid deve vaccinarsi? Chi viene contagiato, alla fine del contagio è immune per un certo periodo. È meno urgente vaccinare chi gode di questo periodo di immunità. Saranno vaccinate anche queste persone, ma non saranno i primi e nemmeno i secondi”. Sulle parole di Arcuri, Andreoni commenta:

″È difficile immaginare che ci sarà una selezione, tu sì, tu no. Mi sembra più semplice dal punto di vista organizzativo immunizzare anche chi dovrebbe avere già sviluppato le difese. La finalità di una campagna di vaccinazione di massa è quella di dare la massima protezione possibile alla comunità″.

Secondo Andreoni inoltre, fare la profilassi dopo essere guariti non è rischioso:

″No, tutt’al più il vaccino funge da richiamo. Una seconda dose che si aggiunge a quella naturalmente indotta dall’infezione da Sars-CoV-2. Un’altra considerazione. Almeno il 3% degli italiani, probabilmente il doppio, sono stati contagiati ma sono rimasti asintomatici e non sanno di essere immuni. A maggior ragione non sapendo di avere gli anticorpi, andranno a fare il vaccino. Sarebbe anti economico sul piano organizzativo andare a distinguere con i test sierologici i cittadini suscettibili al virus da quelli che lo hanno già incontrato″.

Andreoni spiega anche come funziona con le altre malattie infettive:

″In linea di massima non è indicato vaccinarsi se si è avuta la malattia. Si presume che sia presente la protezione sufficiente. Non dimentichiamo che l’infezione naturale produce una stimolazione superiore a quella indotta dalla profilassi. Però nel caso del Sars-CoV- 2 sono da mettere in conto diverse incognite″.

E spiega: 

″Non sappiamo quanto dura l’immunità in chi si è ammalato. Inoltre, sono stati descritti diversi casi di reinfezione dopo la guarigione. In più è stato visto che alcuni pazienti dopo la malattia non hanno conservato gli anticorpi. Sono tre caratteristiche speciali di questo virus e servono ancora studi di approfondimento″.

Per l’infettivologo inoltre è giusto dare la priorità a chi non ha conosciuto l’infezione:

″Sì, a parità di età e di fragilità dovuta a altre patologie, è più urgente vaccinare i cittadini suscettibili al virus”.

E infine ricorda ancora una volta poi che i vaccini di cui si parla sono sicuri. “Se superano l’esame delle agenzie regolatone sono sicuri, possiamo esserne certi. Vacciniamoci”.

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