Per gli scienziati: "L'immunità di gregge è pericolosa". Ecco perché
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Per gli scienziati: "L'immunità di gregge è pericolosa". Ecco perché

In una lettera firmata da numerosi esperti internazionali e pubblicata su Lancet si sottolinea che la teoria "non è supportata da evidenze scientifiche"

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15 Ottobre 2020 - 10.23


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 Il cosiddetto approccio di “immunità di gregge” alla gestione dell’emergenza Covid-19, che ha lo scopo di far sviluppare l’immunità nella popolazione a basso rischio, proteggendo i più vulnerabili, è “un errore pericoloso non supportato da evidenze scientifiche”. Lo ha detto un gruppo di 80 ricercatori in una lettera aperta pubblicata sulla rivista The Lancet.

Tra i firmatari della lettera ci sono numerosi esperti internazionali con competenze che spaziano dalla sanità pubblica, epidemiologia, medicina, pediatria, sociologia, virologia, malattie infettive, sistemi sanitari, psicologia, psichiatria, politica sanitaria e matematica. “è fondamentale agire con decisione e urgenza”, hanno scritto gli studiosi. “Misure efficaci che sopprimono e controllano la trasmissione devono essere ampiamente implementate e devono essere supportate da programmi finanziari e sociali che incoraggiano le risposte della comunità e affrontano le disuguaglianze che sono state amplificate dalla pandemia”, aggiungono.

“Restrizioni continue saranno probabilmente necessarie a breve termine, per ridurre la trasmissione e rivedere i sistemi di risposta pandemici inefficaci, al fine di prevenire futuri blocchi. Lo scopo di queste restrizioni – continuano – è sopprimere efficacemente le infezioni da SARS-CoV-2 a livelli bassi che consentono un rapido rilevamento di focolai localizzati e una risposta rapida attraverso sistemi di ricerca, test, tracciamento, isolamento e supporto efficienti e completi in modo che la vita possa tornare quasi alla normalità senza la necessità di restrizioni generalizzate. La protezione delle nostre economie è inestricabilmente legata al controllo di Covid-19. Dobbiamo proteggere la nostra forza lavoro ed evitare incertezze a lungo termine”. Gli autori riconoscono che le restrizioni in corso hanno comprensibilmente portato a una demoralizzazione diffusa e alla diminuzione della fiducia nell’opinione pubblica e che di fronte a una seconda ondata di infezione vi è un rinnovato interesse per i cosiddetti approcci di immunità di gregge naturale.

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Ma questo,secondo gli scienziati, porterebbe di fatto una vasta epidemia incontrollata. Gli studiosi dicono che qualsiasi strategia di gestione della pandemia che si basi sull’immunità dalle infezioni naturali per Covid-19 è difettosa. E spiegano che la trasmissione incontrollata nei giovani è pericolosa per tutta la popolazione. Ci sarebbero prove provenienti dal mondo reale, accadute in molti paesi, le quali dimostrano che non è possibile limitare i focolai incontrollati a determinate sezioni della società, ed è praticamente impossibile e altamente immorale isolare ampie fasce della popolazione. Invece, gli scienziati affermano che sforzi speciali per proteggere i più vulnerabili sono essenziali, ma devono andare di pari passo con strategie su più fronti a livello di popolazione. Inoltre, dicono che non ci sono prove di un’immunità protettiva duratura alla SARS-CoV-2 dopo l’infezione naturale e avvertono che questa immunità calante a causa dell’infezione naturale non porrebbe fine alla pandemia di Covid-19 ma provocherebbe invece ondate ripetute di trasmissione per diversi anni.

Dicono che questo potrebbe mettere le popolazioni vulnerabili a rischio per un futuro indefinito, poiché le strategie immunitarie di branco basate sulle infezioni naturali provocherebbero epidemie ricorrenti, come si è visto con molte malattie infettive prima della vaccinazione di massa. Invece, gli autori chiedono la soppressione del virus fino a quando la popolazione non può essere vaccinata. Gli autori avvertono inoltre che l’immunità di gregge basata sulle infezioni naturali rischia di avere un impatto sulla forza lavoro nel suo insieme e di schiacciare la capacità dei sistemi sanitari di fornire cure urgenti e di routine. “L’evidenza è molto chiara: controllare la diffusione nella comunità è il modo migliore per proteggere le nostre società ed economie fino all’arrivo di vaccini e terapie sicure ed efficaci nei prossimi mesi. Non possiamo permetterci distrazioni che minano una risposta efficace. E’ essenziale agire con urgenza sulla base delle prove”, concludono i ricercatori. 

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