L'epidemiologo: "Ecco perché anche nella fase 2 non potremo tornare alla normalità"
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L'epidemiologo: "Ecco perché anche nella fase 2 non potremo tornare alla normalità"

Antonio Clavenna farmacologo e ed epidemiologo dell`Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, ha spiegato cosa stiamo aspettando.

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7 Aprile 2020 - 19.45


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Da giorni ormai si parla solo di ‘fase 2’ quella in cui alcune misure di contenimento per la diffusione del coronavirus potranno essere allentate. Ma per farlo è meglio aspettare. Non solo la curva epidemica ancora non è al punto giusto ma ci sono ancora tante domande che aspettano risposte. Risposte che dobbiamo avere per capire qual è la situazione e anche per essere più preparati, anche con più armi a disposizione contro il Sars-Cov2. Antonio Clavenna farmacologo e ed epidemiologo dell`Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, ha spiegato cosa stiamo aspettando.

‘Bisognerà capire come allentare man mano le misure che ci sono, non per tornare alla normalità, non illudiamoci, bensì per riaprire alcune attività e tornare a lavorare, e ci sarà comunque bisogno di mantenere alcune cautele e aspettare di capire come si evolve l’epidemia. Ma ora – avverte – è troppo presto anche pensare di togliere solo alcune misure. E’ ancora presto: i dati che ci sono ci dicono che c’è un rallentamento dei contagi ma il numero dei nuovi casi di contagio resta abbastanza significativo’. E in realtà andiamo anche un po` alla cieca: ‘Abbiamo anche il problema dei numeri, soprattutto in alcune regioni come la Lombardia, sono difficili da leggere, ovvero 1) mettono insieme guariti e dimessi, quindi casi che possono ancora essere attivi; 2) vengono messi insieme i risultati dei tamponi fatti in giorni diversi. I dati vengono presentati in quel momento, il consueto bollettino giornaliero, ma si riferiscono anche a persone che hanno fatto il tampone giorni precedenti. Difficile dire se la situazione è quella di ieri o l’altro ieri, se nel frattempo la situazione è cambiata e stiamo osservando la coda del problema. 3) i dati più solidi da guardare sono quelli che riguardano le terapie intensive, significativo se aumentano o diminuiscono, ma c’è da considerare che anche le persone che purtroppo muoiono escono da questo numero. 4)il numero dei ricoveri ha un senso ma un elevato numero di casi sono persone che sono rimaste in casa, a cui non è stato fatto un tampone, quindi anche qui l’andamento dei contagi è solo in parte descritto dal numero dei ricoverati’.

Risultato: ‘I dati non danno le informazioni che dovrebbero dare non sono così attendibili per fare previsioni, di sicuro i casi positivi del bollettino sono sottostimati, senza parlare degli asintomatici undetected. Quanto i dati resi pubblici ogni giorno sono o non sono vicini a stimare la situazione reale dei contagi? Ci vorrà ancora qualche giorno prima di capire se siamo vicini ad un miglioramento della situazione oppure no. A maggior ragione cautela: non sappiamo ancora bene come stanno le cose, quindi non abbiamo certo ancora la situazione sotto controllo”.

In realtà per capire come stanno le cose “servirebbe un’indagine epidemiologica”. E – spiega l’epidemiologo del Mario Negri – ‘una delle più importanti possibilità che abbiamo da sfruttare è avere un’idea di qual è la percentuale di popolazione che si è ammalata di Covid19 ed è guarita, indipendentemente dal fatto che sia stata trovata positiva oppure no al tampone, che ovviamente è una sottostima del numero di persone che si sono ammalate. Sapere qual è la percentuale di chi si è ammalato e guarito ci dà un’idea del fenomeno e ci dice quante persone almeno per qualche settimana o mese potrebbero essere immuni. Ormai è chiaro che serve un’indagine sierologica a campione. Ancora non siamo partiti perché ancora non abbiamo abbastanza dati per sapere quanto sono attendibili i test sierologici. Ma lo sapremo a breve e si potrà partire’.

Questa indagine può servire infatti a due cose, da un lato a “tracciare il quadro reale dell’epidemia, comprendere la sua diffusione”, a sapere più cose, dall’altro è la base per percorrere la strada del “patentino d’immunità”. Individuare cioè chi è immune al Sars-Cov-2 e può quindi essere l’avanguardia che torna a lavorare o che comunque ha più libertà di movimento.

Ma ‘se avere un livello di attendibilità dei test a scopo epidemiologico è più semplice, perché la percentuale di rischio dei falsi positivi può essere comunque calcolata e basta a darci un’idea del quadro della situazione, diverso è il caso se lo scopo è identificare persone immuni. Dobbiamo avere un’attendibilità maggiore altrimenti rischiamo di dire ad una persona `vai pure, non hai il problema di ammalarti` e così non è”.

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