Sentinel 1A, il satellite che monitorerà vulcani e terremoti
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Sentinel 1A, il satellite che monitorerà vulcani e terremoti

È costato 2,3 miliardi di euro. Ha un'antenna di 12 metri che permetterà di raccogliere dati senza precedenti.

Sentinel 1A, il satellite che monitorerà vulcani e terremoti
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3 Aprile 2014 - 19.38


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Il satellite europeo Sentinel 1A, che alle 23,02 italiane sarà lanciato dalla base europea di Kourou, nella Guyana Francese, darà un aiuto senza precedenti a capire terremoti e vulcani. È il primo satellite della costellazione Copernicus, del valore di 2,3 miliardi, promossa da Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Commissione Ue. La sua antenna radar (Sar) da 12 metri permetterà di raccogliere dati senza precedenti e con un intervallo di appena cinque ore quando, il prossimo anno, sarà in orbita anche il suo gemello, Sentinel 1B.

[url”GUARDA QUI LA DIRETTA”]http://www.esa.int/Our_Activities/Observing_the_Earth/Copernicus/Sentinel-1/Watch_Sentinel-1_launch[/url]

A cinque anni dal terremoto dell’Aquila e mentre la terra continua a tremare in Cile, una ricerca pubblicata sulla rivista Nature Communications vede nelle nuove ‘sentinelle’ del pianeta la chiave per stabilire finalmente un legame tra le eruzioni vulcaniche e le deformazioni del suolo che avvengono lungo le placche tettoniche e le dorsali oceaniche. Ne sono convinti i ricercatori britannici coordinati da Juliet Biggs, della Scuola di Scienze della Terra dell’università di Bristol. Hanno studiato oltre 500 vulcani, alcuni dei quali sono stati osservati sistematicamente per 18 anni, e adesso attendono la ‘rivoluzione’ alle porte con l’arrivo dei satelliti Sentinel.

“I satelliti radar sono perfetti per identificare i vulcani irrequieti su scala regionale e globale”, ha osservato Biggs, Per il sismologo Alessandro Amato, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) sono benvenuti i satelliti che permettono di misurare le deformazioni del terreno giorni o addirittura ore prima di un terremoto e che potrebbero osservare eventuali deformazioni. ‘’Al momento non esistono modelli di riferimento per stabilire un legame tra le deformazioni del suolo e l’attivazione di una faglia’’, osserva. ‘’Avere a disposizione i dati raccolti da più satelliti che compiono passaggi più frequenti porterà sicuramente a misure di maggiore precisione e potrà evidenziare fenomeni che altrimenti non potremo vedere, come le dorsali oceaniche e le zone di subduzione’’.

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