“Non si tratta di un errore, non si tratta di un incidente”: è quanto sottolineato dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi convocata per discutere sugli spari contro la missione Unifil in Libano.
“Unifil ha esortato tutti gli attori coinvolti a cessare immediatamente il fuoco”. “Quello che è successo tra ieri e oggi” in Libano “è totalmente inaccettabile”, ha precisato.
“Italia e Nazioni Unite non possono prendere ordini da Israele”, ha poi aggiunto il ministro sulla responsabilità di Tel Aviv nei confronti dell’attacco alle basi Unifil. “Non si tratta di un errore o un incidente e non può essere una giustificazione il fatto che Israele avesse chiesto di evacuare le basi”, ha continuato. “Vogliamo capire perché è successo quello che è successo”.
Alla conferenza stampa, oltre a Crosetto, ha partecipa anche il generale Francesco Paolo Figliuolo, comandante operativo di Vertice Interforze dello stato maggiore della Difesa. “Gli atti ostili computi e reiterati delle forze israeliane contro la base 1-31 potrebbero costituire crimini di guerra. E sicuramente rappresentano delle gravissime violazioni alle norme del diritto internazionale umanitario”.
“Ho contattato il ministro della Difesa Israeliano, Yoav Gallant, per protestare con lui e ricordargli in modo fermo che quanto sta avvenendo nei pressi delle basi italiane di Unifil nel Sud del Libano e, in generale, verso il contingente Unifil a partire dagli spari contro il quartier generale di Unifil è, per me e per il governo italiano, inaccettabile. Anche se ho ricevuto garanzie sulla massima attenzione alla sicurezza del personale militare ho ribadito che deve essere scongiurato ogni possibile errore che possa mettere a rischio i soldati, italiani e di Unifil”, ha detto ancora il ministro.
“Con il presidente del Consiglio Giorgia Meloni c’è piena intesa sul fatto che la sicurezza dei militari italiani schierati in Libano è la priorità assoluta – ha rilevato ancora -. La tengo costantemente aggiornata sull’evolversi della situazione, che segue con grande attenzione e partecipazione. La sicurezza è l’unico modo per garantire che i peacekeeper italiani continuino la loro opera di mediazione e di sostegno alla pace e alla stabilità nella regione”.