Elio parla del figlio autistico, e delle parole di Vannacci: "Classi separate? Idea vecchia, serve l'inclusione"
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Elio parla del figlio autistico, e delle parole di Vannacci: "Classi separate? Idea vecchia, serve l'inclusione"

Elio sulla proposta di classi separat di Vannacci: "È un’idea vecchissima. Quello che fa bene è l’inclusione. È quello che deve accadere per portare benefici ai nostri figli. Bisogna che questi ragazzi siano aiutati a crescere insieme agli altri".

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13 Maggio 2024 - 16.50


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L’offensiva dichiarazione del generale Vannacci sulle classi separate per gli studenti con maggiori difficoltà dimostra la pochezza della candidatura alle prossime Europee offerta da Matteo Salvini. Marco Belisari, ben più noto con il suo pseudonimo Elio, in un’intervista al Corriere della Sera è tornato sulla questione, che lo tocca da molto vicino visto che ha un figlio autistico.

«È un’idea vecchissima, superata dall’esperienza. Quello che fa bene è l’inclusione. È quello che deve accadere per portare benefici ai nostri figli. Bisogna che questi ragazzi siano aiutati a crescere insieme agli altri. Non separati. E questo fa bene a tutti, l’obiettivo è quello dell’autonomia e dell’indipendenza, per quanto possibile. Il percorso delle classi differenziali invece porta alla ghettizzazione».

Dante «ora ha 14 anni, lui è consapevole. Anche troppo, lo dice continuamente. Ha fatto un lavoro impressionante, una fatica struggente. Anche in questo, i ragazzi autistici pagano un prezzo rispetto ai loro coetanei. Per lui tutto è stato fatica: mettersi una maglietta, andare in bagno, parlare. Tutto gli è stato insegnato. Lui ha faticato tanto, ma noi ci siamo potuti permettere che fosse seguito. Ma chi non ha i soldi? Anche qui, proprio quando la mano pubblica dovrebbe riequilibrare le differenze, invece si accentuano le diseguaglianze sociali. Esistono associazioni, ma sono private. Non c’è nulla di pubblico che affronti il problema dell’autismo e sia vicino alle famiglie». Per le persone come Dante, per le famiglie che devono farsi carico dell’esistenza di un caro indifeso, l’Italia è un Paese ostile.

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«Il futuro? Non riesco a immaginarlo. Da una parte è un incubo, la sua solitudine quando noi non ci saremo, dall’altra un sogno, quello di una vita libera e indipendente. È il dramma di centinaia di migliaia di persone in questo Paese. Sembra sia scomodo o inopportuno persino parlarne. In Lombardia hanno tagliato addirittura i fondi per quelli che — nell’uso dell’inglese non risparmiamo—vengono chiamati i caregiver per i casi di disabilità grave».

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