La pistola del pistola: il caso Pozzolo (e Delmastro)
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La pistola del pistola: il caso Pozzolo (e Delmastro)

Ricapitolando: la pistola non era tua, la pistola era tua, ce l’avevi in mano tu, ce l’aveva in mano un altro, di colpi non ne sono stati esplosi, un colpo è partito

La pistola del pistola: il caso Pozzolo (e Delmastro)
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Seba Pezzani Modifica articolo

3 Gennaio 2024 - 23.46


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Una festicciola innocente. Un sacrosanto brindisi allo scoccare del fatidico anno nuovo. Un ballo liberatorio. Magari un petardo. Perché no? Fa tanto Fuorigrotta. Ma non sei della Lega Nord? Uno di quelli che sperano che il Vesuvio esploda e si porti via in un sol botto – pardon – tutta quella gentaglia che contravviene alle ordinanze municipali e pure alle leggi dello stato, spendendo soldi che non ha e che, se ci li ha, se li è sicuramente procurati illecitamente, magari percependo ingiustamente quella porcheria del reddito di cittadinanza e…?

Aspetta un attimo. Non hai risposto alla domanda. Non eri della Lega Nord? Ah, già, perdonami. Lo eri, una volta. Nel senso che non lo sei più. Ora sei un fratello d’Italia. No, non si dice fratello d’Italia. Sarebbe come se dicessi che eri un lego. Vabbè, poco male. Come dici? Sì, ho capito: roba vecchia. La Lega Nord non si chiama più così. Si chiama Lega e basta. Vero, nulla da dire. Ma i petardi? Sei contrario? Questo lo sapevamo. Ma pare che l’ultimo dell’anno dalle parti della nordica Biella, ci sia stato un bel lancio di castagnole, tric e trac, bombette, fumogeni…

Ah, no? Quelli avrebbe dovuto usarli la polizia contro quegli scansafatiche degli operai in sciopero? Ma voi mica stavate scioperando, vero? Comunque, i fuochi d’artificio, dicevamo. Siamo sicuri che non ne avete usati l’ultimo dell’anno su per quel lontano bricco piemontese? Ok, ti prendo in parola. Niente disdicevoli botti. Roba da terr… Ah, scusa, non si può più dire. Dimenticavo che la Lega non è solo più Nord e che, comunque, tu ne hai preso abbondantemente le distanze. Troppo poco cazzuti. Pardon, neanche quello si può dire. O meglio, si può dirlo solo nel segreto di una stanza di partito, non in pubblico.

Condivido. Un po’ come il saluto romano. La legge lo vieta e guai a chi lo fa. Siamo sicuri che non lo fate in occasione di un raduno di nostalgici a Predappio o di una rimpatriata di compari in un’osteria dove persino le tovaglie sono nere? Brindisi rigorosamente con Nero d’Avola. D’accordo, non c’entra nulla con i petardi. Ma, insomma, l’avete gettata la bombetta o no, a Capodanno? No? E allora perché tutto questo baccano? Ah, un botto c’è stato! Un’innocua pallottola? Ma perché? Qualcuno ha minacciato te o qualche altro commensale? Perché le pistole servono a quello, giusto?

A tenere a distanza i malintenzionati, a difendere se stessi e la proprietà privata, a… A cos’altro? A proposito, di chi era la pistola e perché è saltata fuori nel corso di una tranquillissima festa? Vuoi rispondere prima alla seconda domanda? Fa’ pure, anche se non siamo in un telefilm poliziesco americano. Una tranquillissima festa è tranquillissima finché qualcosa o qualcuno non turba la tranquillità, eventualità che trasforma una festa tranquillissima in un momento che tranquillissimo non è.

Complicato, ammetto. Però, portarsi appresso un deterrente non è mai una cattiva idea. D’altra parte, è arcinoto che tu ti sia battuto come un leone in quell’arena di pusillanimi che è il Parlamento della Repubblica per far approvare norme non già più permissive ma, semplicemente, più giuste e logiche. Diamo ‘sta benedetta pistola a ogni cittadino meritevole – poi mi spiegherai su quale base tale principio possa essere stabilito – e concediamo a tutti, alla buon’ora, di dare un festino e di sentirsi più tranquilli. Non si sa mai che dentro l’uovo di Pasqua – ma non è un po’ fuori stagione? – ci siano un bazooka o una bomba a mano e che le libagioni, di per sé più che giustificate, non instillino nel commensale di turno uno spirito da Far West.

Passiamo alla prima domanda, però. Ah, la pistola che ha fatto festa non è tua? Mi sembrava che la fosse. Dimenticavo, i giornali sono tutti pilotati da Stal… Da Putin, pardon. No? Vero, sono tutti pilotati da forze oscure di restaurazione proletaria e, comunque, raccontano delle gran balle. Ma è risaputo che tu te ne vai in giro armato. Persino in posti frequentati da colleghi parlamentari con tanto di scorta governativa. Avevi paura che uno di quei cattivoni che forniscono i servizi di sicurezza al collega sottosegretario se la prendessero con te perché fai il tifo per una squadra che detestano oppure perché pensano che tu li abbia guardati di traverso e che, magari, decidessero di impallinarti come un pollastro?

Pollastro, no? Non ti piace. Cioè, ti piace mangiarlo una domenica sì e una no, a pranzo, con il bollito della nonna, ma preferiresti essere accostato a una bestiola più nobile. Ci sta. E sia. Come un tordo? Come un’aquila reale no, dai: siamo una repubblica! Suvvia. Insomma, quella pistola è tua o no? No. Cioè, sì. O meglio, forse, però non hai sparato tu. O meglio, l’avevi tirata fuori per farla vedere orgogliosamente agli amici e per dimostrare ancora una volta, sempre che davvero ce ne fosse bisogno, quanto sacrosanta fosse la tua battaglia per una concessione allargata e più celere del porto d’armi. E poi è partito un colpo.

Ah! La pistola non era nelle tue mani quando il colpo è partito. E come mai? Non si lascia un’arma da fuoco incustodita, giusto? Ah, ma è una pistola quasi giocattolo. Una pistola da femminucce. Ma non eri uno di quelli che le femminucce le detestano? Uno di quelli che il celodurismo… Una pistola sostanzialmente incapace di fare danni? Quasi. E, in fondo, ha solo ferito di striscio un tizio improvvido, perché dici che è stato lui a prenderla in mano. Lui dice di no. Per ora, non sporge denuncia. Mai dire mai, però.

Ricapitolando: la pistola non era tua, la pistola era tua, ce l’avevi in mano tu, ce l’aveva in mano un altro, di colpi non ne sono stati esplosi, un colpo è partito e ha ferito qualcuno e quel colpo non è entrato dalla finestra, nessuno ha visto e sentito nulla, tutti hanno dato una versione diversa dei fatti. Almeno, potevate mettervi d’accordo. Però, tutto sommato, il senso dell’accaduto rafforza il tuo pensiero, ne convengo: quando in giro ci sono sbruffoni spregiudicati e pericolosi, meglio premunirsi e fare l’unica cosa sensata: andarcene a nostra volta in giro armati. Dici che sei perplesso? Che non vuoi abituarti all’idea che queste cose accadano? E pure che è ora di fare piazza pulita degli sbruffoni spregiudicati e pericolosi, persino in quel catino di pervertiti che il è Parlamento? Boia chi molla, vero?

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