Il governo Meloni non vuole abrogare il reato di tortura (ma vuole svuotarlo e renderlo inapplicabile)
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Il governo Meloni non vuole abrogare il reato di tortura (ma vuole svuotarlo e renderlo inapplicabile)

Reato di tortura, il Consiglio d'Europa: "L'Italia non vuole abrogarlo". Una rassicurazione che nasconde la vera volontà della destra, quella di svuotare e di rendere praticamente inapplicabile il reato di tortura.

Il governo Meloni non vuole abrogare il reato di tortura (ma vuole svuotarlo e renderlo inapplicabile)
Carlo Nordio e Giorgia Meloni
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8 Dicembre 2023 - 09.53


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 Il governo italiano, comunica il comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, «ha chiarito di non avere alcuna intenzione di abrogare l’attuale reato di tortura previsto dal codice penale». Una rassicurazione che, però, nasconde la vera volontà della destra, quella di svuotare e di rendere praticamente inapplicabile il reato di tortura. Recentemente ne aveva parlato Carlo Nordio, ma in passato molti esponenti di spicco della destra italiana avevano ribadito il concetto. Il ministro della Giustizia, rassicurando sulla volontà di non cancellare il reato di tortura aveva però fatto una sottolineatura importante e preoccupante. 

«Il nostro legislatore, optando per una figura criminosa caratterizzata dal dolo generico, ha eliminato il dato distintivo della tortura rispetto agli altri maltrattamenti rendendo concreto il rischio di vedere applicata la disposizione ai casi di sofferenza provocate durante operazioni lecite di polizia».

Lo stesso Consiglio d’Europa questa settimana ha valutato le misure prese dall’Italia dopo le condanne dalla Corte europea dei diritti umani per le torture inflitte a diverse persone nella scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova. 

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L’esecutivo del Consiglio d’Europa «invita caldamente le autorità a garantire che qualsiasi eventuale modifica al reato di tortura sia conforme ai requisiti della Convenzione europea dei diritti umani e alla giurisprudenza della Cedu».

Da Strasburgo si evidenzia che le proposte di legge presentate da alcuni parlamentari della maggioranza nei due rami del Parlamento «sembrano sollevare dubbi sulla possibilità per lo Stato di adempiere all’obbligo che ha di mettere in atto meccanismi giuridici in grado di imporre sanzioni adeguate agli autori di atti di tortura».

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