Calenda sull'Ilva: "Rischia la chiusura e la responsabilità è della politica"
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Calenda sull'Ilva: "Rischia la chiusura e la responsabilità è della politica"

Il leader di Azione Carlo Calenda parla del caso Ilva e spiega perché dal suo punto di vista rischia la chiusura

Calenda sull'Ilva: "Rischia la chiusura e la responsabilità è della politica"
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9 Ottobre 2023 - 11.39


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 «Cronaca di una morte annunciata. Ilva è allo sbando. Ed è allo sbando e a rischio chiusura per responsabilità della politica. Non di altri».

Lo scrive su X il leader di Azione Carlo Calenda. «Ricordiamo insieme», aggiunge nel lungo post social facendo una lista di sette punti: «Dopo una gara europea Mittal si aggiudica la fabbrica con un contratto blindato da 4,2 mld tra prezzo (per lo Stato e i fornitori) e gli investimenti (ambientali e industriali). Il contratto obbliga a non fare licenziamenti con penali pesanti in caso di violazione e riconoscimento di diritti e inquadramenti pregressi per gli operai. Intanto si fanno lavori di ambientalizzazione per più di 500 milioni a spese dell’amministrazione straordinaria, tra cui l’avvio della chiusura dei parchi per evitare i Wind day. Il Governo Conte 2 leva lo scudo penale (istituito per l’amministrazione straordinaria e oggi reintrodotto), e fa cadere il contratto. Conte minaccia Mittal di fare `la madre di tutte le cause´. Non accadrà mai, anzi il Governo entra in società con Mittal che non ha più obblighi ma ha la gestione del sito. Il Pd e Zingaretti vaneggiano di un `acciaio green´ che non vedrà mai la luce».

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«Oggi la situazione è in stallo e non si sa come uscirne – prosegue Calenda -. Gli investimenti sono ridotti e i fornitori pagati saltuariamente. Altri soldi pubblici sono affluiti. Cosa ci racconta questa storia? Trovate similitudini con il caso Marelli-Fca? Io sì. Una politica totalmente all’oscuro di cosa sia una fabbrica, usa importanti asset industriali per fare propaganda. E non paga mai il conto delle scelte dissennate che fa. Quello lo lascia al Paese e agli operai. A giornali, tv ed elettori interessa se Conte farà o meno parte del campo largo. Se Di Maio si è istituzionalizzato etc. A questo è ridotto il nostro dibattito. La scomparsa della realtà e il trionfo della propaganda. Godiamocela finché dura. Poi avremo da prendercela solo con noi stessi», conclude.

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