Caso Metropol, la Russia dice no alla rogatoria e il gip archivia: esulta la Lega
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Caso Metropol, la Russia dice no alla rogatoria e il gip archivia: esulta la Lega

Caso Metropol, La Lega di Matteo Salvini esulta per l'archiviazione e annuncia querele, ma la portata politica del caso resta ed è gravissima.

Caso Metropol, la Russia dice no alla rogatoria e il gip archivia: esulta la Lega
Matteo Salvini a Mosca
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27 Aprile 2023 - 15.11


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Mancata risposta della Russia alla richiesta di rogatoria. E’ questa una delle motivazioni che il gip di Milano Stefania Donadeo ha archiviato le accuse di corruzione alla Lega, nell’ambito dell’indagine sul caso Metropol. La Lega di Matteo Salvini esulta e annuncia querele, ma la portata politica del caso resta ed è gravissima.

La «impossibilità di identificare con precisione i soggetti russi coinvolti nelle trattative descritte e le cariche pubbliche rivestite dagli stessi a causa della mancata risposta della Russia alla rogatoria», inoltrata dalla Procura di Milano «già prima dell’inizio della guerra in Ucraina», e «l’ancora maggiore improbabilità di ottenere una risposta a seguito del conflitto, non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna degli indagati per il reato di corruzione internazionale».

I fatti «emersi dalle indagini», spiega il giudice, «non sono sufficienti a ritenere integrata la fattispecie di corruzione» internazionale «né per l’esercizio della funzione né per un atto contrario ai doveri d’ufficio», non tanto «per il fatto che l’operazione economica non sia andata a buon fine», quanto «perché i soggetti russi, con cui gli indagati si sono interfacciati, non appaiono rivestire la qualifica di pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio».

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Per il gip «i termini dell’accordo si possono ritenere sufficientemente definiti nel corso della trattativa che si è snodata almeno da giugno a ottobre 2018» e si può «a tutti gli effetti parlare di perfezionamento di un accordo tra gli indagati e i mediatori russi». Tuttavia, non è stato possibile nelle indagini identificare i presunti pubblici ufficiali russi destinatari delle tangenti ipotizzate. Per il gip «i risultati delle indagini svolte non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna né allo stato si prospetta l’utilità concreta di ulteriori indagini». 

Una «valutazione particolarmente restrittiva» che, chiarisce il giudice, «si impone ancor più oggi alla luce delle modifiche introdotte dalla riforma Cartabia», che ha previsto «che il pubblico ministero debba richiedere l’archiviazione» e «coerentemente il giudice deve accogliere tale richiesta» quando «gli elementi acquisiti nel corso delle indagini preliminari non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna».

Risulta «evidente», si legge nel decreto, che «Yakunin, Kharchenko e Dugin», i presunti mediatori russi, «abbiano negoziato, non meno di quanto abbia fatto anche la componente italiana della trattativa, per conto di altri soggetti, con i quali avrebbero dovuto condividere i proventi dell’operazione». Persone che, però, non è stato possibile identificare. E perché «possa ipotizzarsi il delitto di corruzione internazionale» risulta «necessario che il destinatario del denaro o di altra utilità eserciti, nello Stato estero, funzioni corrispondenti a quelle del pubblico ufficiale o dell’incaricato di pubblico servizio. Questa prova – scrive il gip – agli atti manca». Mentre quei presunti intermediari non sembrano «avere rivestito funzioni pubbliche».

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L’unico che avrebbe avuto un «posizione sovraordinata a quelle dei negoziatori russi» è «tale Konstantin o `Kappa´». In prima battuta venne identificato «in Kosachev Konstantin Iosifovich, politico russo». Gli sviluppi delle indagini «rendevano assai più probabile l’ipotesi che si trattasse di Konstantin Valeryevich Malofeev, imprenditore russo» e «figura più volte accostata a quella di Dugin, il quale in passato è stato direttore di Tsargrad TV, di proprietà per l’appunto di Malofeev». I pm hanno «tentato la strada della rogatoria internazionale» per scoprire chi fossero i «titolari di pubbliche funzioni a cui sarebbe stata destinata la parte del fondo eccedente a quella indirizzata alla Lega». Ma «ad oggi nessuna risposta è pervenuta» dalla Russia.  

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