Elezioni e astensionismo: la democrazia non è mai conquistata una volta per tutte
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Elezioni e astensionismo: la democrazia non è mai conquistata una volta per tutte

Su questo terreno le responsabilità sono davvero comuni e ciascuno è tenuto a fare con urgenza un profondo esame di coscienza

Elezioni e astensionismo: la democrazia non è mai conquistata una volta per tutte
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Nuccio Fava Modifica articolo

14 Febbraio 2023 - 22.57


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La Presidente, un po’ influenzata, si gode la vittoria su tutta la linea. Prima ovunque col suo partito. Con il merito di averlo inventato utilizzando al meglio l’esperienza di Tatarella e dello stesso Fini. Credo abbia anche approfittato positivamente dell’ opposizione ininterrotta, anche nei confronti di Draghi.

Sia pure senza eccessi ed estremismi di toni. Misurata del resto anche di fronte al protagonismo incontrollabile del Cavaliere a cui ha ricordato la posizione unitaria del Governo sulla solidarietà all’Ucraina. Senza inseguire polemiche divisive e controproducenti. Traendone anzi vantaggio per riaffermare la solidarietà con la Nato e l’atlantismo utile anche per recuperare dinanzi allo sgarbo di Macron e Scholtz con la cena di Parigi. Se tutto questo conferma grande capacità di movimento tattico, non oscura però le difficoltà e i problemi all’interno della stessa maggioranza.

A cominciare dall’atteggiamento “guerriero” del Ministro Nordio inflessibile sul 41 bis e ancora peggio sulla condizione dell’anarchico in fin di vita. Specie dopo il chiaro orientamento espresso dal Procuratore Generale della Cassazione. Né forzare su una equiparazione delle manifestazioni anarchiche paragonandole, quanto a pericolosità, ai tremendi anni del terrorismo rosso e nero.

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Né risulta meno preoccupante il disinvolto procedere sul terreno della cosiddetta “autonomia differenziata” e sullo stesso semplicistico e velleitario progetto di presidenzialismo. L’immagine del Governo si appanna enormemente se il Ministro della Cultura spara slogan strampalati insieme alle estemporanee uscite del ministro dell’Istruzione, lontane dagli interessi di adeguata formazione delle nuove generazioni e dalle esigenze delle famiglie.

Ma tornando alla questione davvero principale e più grave che emerge da questo voto, bisogna tutti riflettere se il grave vulnus democratico registrato non sia in modo enormemente preoccupante quello della più bassa partecipazione registrata nel nostro paese, aggravata dal fatto che siano stati soprattutto i giovani a disertare le urne giustificandosi: “tanto non cambia nulla. E poi sono tutti uguali”.

Su questo terreno le responsabilità sono davvero comuni e ciascuno è tenuto a fare con urgenza un profondo esame di coscienza. La democrazia non è mai conquistata una volta per tutte, ma va continuamente accompagnata ed alimentata dalla politica capace di indicare esigenze, problemi, risposte che corrispondano alla sensibilità dei cittadini, alla loro maturazione, alla loro persuasione indispensabili per una partecipazione consapevole e intelligente a ciò che riguarda l’interesse di tutta la comunità, sia essa intesa di destra o di sinistra o come si ritiene meglio.

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Senza questo sforzo – anche pedagogico – della politica e delle stesse istituzioni nel loro funzionamento, alla lunga deperiscono le società civili e la politica sempre più diventa personalistica e gioco di potere tra privilegiati. L’Italia ha con la Costituzione un orizzonte e una prospettiva diversa ma è indispensabile conoscerla e quotidianamente alimentarla con risultati positivi.

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