Perché Giorgia Meloni ogni giorno assomiglia sempre più a Berlusconi
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Perché Giorgia Meloni ogni giorno assomiglia sempre più a Berlusconi

Impegnata di continuo su più fronti, appare a ripetizione sui telegiornali ripetendo spesso le stesse cose, comprese promesse, speranze e buone intenzioni per il futuro.

Perché Giorgia Meloni ogni giorno assomiglia sempre più a Berlusconi
Berlusconi e Giorgia Meloni
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Nuccio Fava Modifica articolo

31 Gennaio 2023 - 16.34


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C’è di sicuro un rischio serio per la presidente del Consiglio. Inconsapevole e involontario ma che danneggia sempre più la stessa interessata e non la aiuta a svolgere adeguatamente il suo compito già così colmo di difficoltà. 

Osiamo parlare di tentazione Berlusconi nel senso in cui storicamente il Cavaliere, forte anche delle sue TV, ha introdotto la comunicazione e la diffusione della sua immagine – anche con giganteschi manifesti – come chiave fondamentale della sua“discesa in campo” per la conquista del governo del paese. E la televisione ne fu lo strumento principale. 

Indimenticabile, ad esempio, la serata a Porta a Porta con la sceneggiata in diretta della firma del contratto con gli italiani e la promessa di un milione di posti di lavoro. Gli esempi potrebbero essere molti altri, dall’ultima battaglia per l’auto-candidatura alla presidenza della Repubblica fino alla recente rivendicazione della candidatura di Nordio quale ministro della Giustizia. Sono esempi naturalmente, significativi tuttavia, della continua tentazione dei politici di strumentalizzare la comunicazione a fine di potere personale e per la propria causa. 

Non sembri azzardato ma ci appare sempre più evidente il rischio che di questa tentazione stia diventando vittima la stessa presidente del Consiglio. Impegnata di continuo su più fronti, appare a ripetizione sui telegiornali ripetendo spesso le stesse cose, comprese promesse, speranze e buone intenzioni per il futuro. È la trappola infernale della comunicazione, specie quando il frequente scarso valore della politica accresce il bisogno della ricerca in ogni modo del consenso e della necessità di dare almeno l’impressione che il governo è alle prese con la soluzione dei problemi della gente. 

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Tuttavia, la responsabilità non è ovviamente della sola presidente. Forse collaboratori e uffici stampa troppo solertemente annunciano e anticipano notizie non ancora compiute. Così facendo esprimono il desiderio di risultati auspicati anche se ancora lontani dalla realizzazione. Si è tentati di anticiparne, con le parole e la faccia della protagonista, la realizzazione illudendosi così di facilitarne il compito come se gli spettatori fossero incapaci di distinguere tra desiderio e realtà, tra aspirazioni e risultati concreti. 

In questo processo di comunicazione distorta e non di rado strumentale c’è anche una responsabilità dei giornalisti che, più o meno consapevolmente, diventano parte di questo gioco ingannevole. Si determina una deformazione tra realtà e sua rappresentazione con le conseguenze negative per la conoscenza e la comprensione da parte dei cittadini i quali dovrebbero essere invece i veri e principali titolari del diritto ad una informazione compiuta e libera. 

Purtroppo le responsabilità non sono solo attribuibili alla presidente del Consiglio, perché c’è una responsabilità enorme dell’intero sistema politico e del modo in cui opera il servizio pubblicoradiotelevisivo. Resta in piedi da sempre e in varie forme la dipendenza della RAi dall’esecutivo e dal sistema dei partiti che concordano telegiornali e incarichi secondo criteri inesorabilmente di spartizione lottizzatoria, che riducono in partenza la ricerca non facile della autonomia, dell’indipendenza e del non condizionamento. 

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Questo purtroppo si aggiunge ad una esasperata invadenza della pubblicità sempre più pervasiva fino al punto di bloccare talvolta anche la conclusione autorevole di una riflessione o di un giudizio con l’espressione ormai comune di “in 5 secondi concluda” a conferma che la pubblicità viene prima di tutto.

L’argomento è dunque vasto e non semplice, ma tuttavia l’insieme delle forze politiche dovrebbe affrontarlo seriamente e non continuare ad eluderlo preferendo vantaggi e comodità di breve periodo. Perché in fondo, con buona pace della presidente del Consiglio in carica, il problema è molto più serio e grave e tocca al fondo la qualità e la sostanza della nostra vita democratica.

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