Donzelli dimentica D'Alì: senatore della destra e sostenitore di Cosa Nostra
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Donzelli dimentica D'Alì: senatore della destra e sostenitore di Cosa Nostra

Giovanni Donzelli, dopo l'attacco agli esponenti del Pd sul caso di Alfredo Cospito, dovrebbe ricordare che la destra ha dato asilo ad Antonio D'Alì e Marcello Dell'Utri, entrambi condannati per concorso esterno in associazione mafiosa.

Donzelli dimentica D'Alì: senatore della destra e sostenitore di Cosa Nostra
Antonio D'Alì e Marcello Dell'Utri
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31 Gennaio 2023 - 14.45


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Le infamanti accuse di Giovanni Donzelli, che sul caso di Alfredo Cospito ha detto “Voglio sapere se la sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi”, dovrebbero far riflettere l’esponente di Fratelli d’Italia su quanto accaduto negli ultimi – almeno – vent’anni di storia repubblicana. Il centrodestra, infatti, è quella coalizione che ha portato in Parlamento Marcello Dell’Utri (concorso esterno in associazione mafiosa) e Antonio D’Alì (concorso esterno in associazione mafiosa).

D’Alì, che aveva anche ricoperto il fondamentale ruolo di sottosegretario all’Interno, è stato protagonista di un racconto da parte del pentito Marcello Fondacaro, che nel 2016 lo aveva avvicinato al nome di Matteo Messina Denaro. Si tratta di verbali resi dal collaboratore di giustizia calabrese che ha rivelato l’appartenenza alla massoneria del senatore D’Ali e del super latitante di mafia Matteo Messina Denaro.

La loggia è denominata “La Sicilia”. Fondacaro, anch’egli massone, ha detto che così gli fu presentato. Il pg Gozzo ha chiesto alla Corte la riapertura dell’istruttoria dibattimentale per sentire il pentito Fondacaro. La Corte si è ritirata in Camera di consiglio per decidere.

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Lo scorso dicembre è poi diventa definitiva la condanna a sei anni di carcere per l’ex senatore di Forza Italia, per concorso esterno in associazione mafiosa. La Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dalla difesa di D’Alì contro la sentenza d’appello bis del 21 luglio 2021, arrivata dopo il rinvio disposto dalla Suprema Corte che aveva annullato la prima sentenza d’appello del settembre del 2016, in cui l’ex sottosegretario di Forza Italia venne assolto per le contestazioni successive al 1994.

D’Alì è accusato di avere “contribuito al sostegno e al rafforzamento di Cosa Nostra, mettendo a disposizione dei boss le proprie risorse economiche, e, successivamente, il proprio ruolo istituzionale di senatore della Repubblica e di sottosegretario di Stato”.

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