Destra sull'orlo di una crisi di nervi e Berlusconi lancia la sfida: "Senza di noi non ci sarebbe il governo"
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Destra sull'orlo di una crisi di nervi e Berlusconi lancia la sfida: "Senza di noi non ci sarebbe il governo"

Ogni partito della coalizione vista della competizione elettorale che metterà in luce il peso di ciascuno, continua a piantare bandierine su temi caldi che riguardano soprattutto la giustizia per parlare al proprio elettorato.

Destra sull'orlo di una crisi di nervi e Berlusconi lancia la sfida: "Senza di noi non ci sarebbe il governo"
Silvio Berlusconi
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28 Gennaio 2023 - 20.35


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Sono insieme per spartirsi il potere ma si odiano e si detestano. Per quanto poi – quando si tratta di negare i diritti civili e infierire sui più deboli – siano sembre compatti.

Maggioranza sempre in tensione in vista delle elezioni di Lazio e Lombardia. Dopo le discussioni dei giorni scorsi sugli emendamenti `identitari´ presentati dalla Lega al decreto sulle navi delle Ong, stoppati da Fratelli d’Italia e forzisti in Commissione alla Camera per evitare scontri troppo frontali, la presa di posizione di Silvio Berlusconi tiene alto il confronto nel centrodestra. In un video rivolto agli anziani, il leader di Forza Italia rimarca quanto il suo partito, all’interno della coalizione, rappresenti «l’anima più indispensabile di tutte» perché «senza di noi – assicura – non esisterebbe un centrodestra di governo».

E ancora: «Noi, solo noi di Forza Italia, abbiamo il progetto» di portare a 1.000 euro la pensione minima per gli anziani” e per questo lui chiede il voto solo per il suo partito che è quello «che ha sempre mantenuto le promesse elettorali».

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Ogni partito della coalizione, insomma, in vista della competizione elettorale che metterà in luce il peso di ciascuno, continua a piantare bandierine su temi caldi che riguardano soprattutto la giustizia per parlare al proprio elettorato. Ma questo, a lungo andare, si teme nello stesso centrodestra, potrebbe avere conseguenze. Potrebbe allargare, tra le forze politiche, solchi già visibili, come dimostra quanto accade, ad esempio, sul tema delle intercettazioni. Dopo aver auspicato una seria riforma sugli `ascolti´, sollevando un vespaio di critiche tra magistrati e parte dell’opposizione, il Guardasigilli Carlo Nordio è stato costretto a tirare il freno a mano. Sia dalla premier Giorgia Meloni, sia dalla Lega, che sul punto ha preso le distanze attraverso la responsabile Giustizia Giulia Bongiorno che sostiene più la necessità di disciplinare l’uso del Trojan che di riformare l’intero sistema limitando l’azione delle toghe. E sempre dal partito di via Bellerio , con il deputato Davide Bellomo, si osserva come le vere emergenze in tema di giustizia siano più i reati di mafia e l’escalation di violenza tra i minori che le intercettazioni.

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Ma c’è anche la partita della separazione delle carriere dei magistrati a creare tensione. Il Terzo Polo, con la proposta di legge depositata alla Camera dal responsabile Giustizia di Azione Enrico Costa e calendarizzata in Commissione per il 2 febbraio, ha battuto sul tempo il centrodestra. E tra FI e Lega si è aperta la gara a depositare prima analoghi provvedimenti per non lasciare la `primogenitura´ del testo a Carlo Calenda. Così dopo la nota dei forzisti in cui si annunciava un ddl sul tema (in verità ancora non pervenuto a Montecitorio) il capogruppo al Senato Licia Ronzulli ribadisce che sulla separazione delle carriere dei magistrati è Forza Italia che si è sempre battuta.

E, mentre i parlamentari del M5S annunciano un progetto di legge per «eliminare i gravi errori prodotti dalla riforma Cartabia» come quello di azzerare la procedibilità d’ufficio per alcuni reati (che i pentastellati vogliono ripristinare), nella maggioranza è scontro anche su presidenzialismo e Autonomia. Quest’ultima la invoca la Lega che prima del voto spera almeno nell’ufficialità di una bozza. Mentre il presidenzialismo resta il cavallo di battaglia di FdI. Anche se comincia a prendere piede nel centrodestra l’ipotesi premierato. A tenere sempre alta la tensione nella coalizione è stata anche la partita del Csm. Dopo il cambio in corsa del candidato di Fratelli d’Italia, Giuseppe Valentino (risultato indagato) con Felice Giuffré, per la vicepresidenza la spunta la Lega con Fabio Pinelli. L’altra candidata di FdI, Daniela Bianchini, che sarebbe potuta essere la prima donna vicepresidente di Palazzo dei Marescialli, non è passata . Ma divisioni si registrano anche sul metodo. C’è chi attacca frontalmente «il settarismo di frange della magistratura spesso ben presenti a Milano», come Maurizio Gasparri (FI) e chi, invece, come FdI, vorrebbe evitare lo scontro con le toghe, almeno in questo periodo così delicato.

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