Le migrazioni e la disumanità di chi pensa soluzioni militari o la ghettizzazione
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Le migrazioni e la disumanità di chi pensa soluzioni militari o la ghettizzazione

Solo una sfida grande e generosa potrà al fondo salvare quel tanto di democrazia che nonostante i rischi presenti ancora ci rimane e può essere ravvivata

Le migrazioni e la disumanità di chi pensa soluzioni militari o la ghettizzazione
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Nuccio Fava Modifica articolo

10 Agosto 2022 - 16.30


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Anche nel piccolo comune della Tuscia, noto soprattutto per la festa del vino, occasione di grande richiamo da Civita di Bagnoregio a Orvieto ed oltre, dove smaltisco le ultime fatiche post covid, l’unico bar è già pieno per la colazione degli avventori in partenza per i campi , gli uffici ed il lavoro in genere.

Immancabile il televisore acceso sui goal della Roma della sera precedente ma l’attenzione maggiore è rivolta ad una pagina del Messaggero. Contiene due belle foto di Ilary in vacanza a Cortina con generosa intervista di accompagno da parte di Signorini, divo di Mediaset per le trasmissioni leggere.

Era solo un’intervista accompagnata da foto molto castigate e pure i clienti del bar la preferivano alle immagine della tv e alle stesse giravolte dei giocatori di Mourinho. Una semplice testimonianza che non sempre la tv vince né che è la comunicazione che non subisce concorrenza. Dipende forse anche dal tipo di messaggio cioè da che cosa si comunica e come si comunica.

Tema sempre attuale a maggior ragione in tempi di pervasività mediatica senza limiti e che invade inesorabilmente ogni spazio della nostra esistenza. Vigilanza e riflessione sarebbero per ciò sempre indispensabili specie nei rapporti che comportano in qualche misura uno scambio un do ut des motivato da elementi razionali e di convincimento.

A seguire le prevalenti trasmissioni elettorali televisive e radiofoniche l’imbarazzo è grande e sempre più sorprendente. Prima di tutto forse per la mescolanza dei temi che partono dalla guerra della Russia all’Ucraina all’assalto alla centrale nucleare provocata, non si capisce bene ambiguamente se dai russi o dagli stessi ucraini, per non dire poi dei temi interni delle accuse reciproche anche in ordine alle responsabilità della messa in crisi del governo Draghi, nonostante con sufficiente chiarezza fossero state poste in evidenza preventivamente dallo stesso presidente del Consiglio che poi ne ha tratto le conseguenze.

L’unico di cui si è compreso fino in fondo un filo di ragionamento ed una messa in guardia circa le conseguenze che l’uno o l’altro atteggiamento dei partiti avrebbe comportato per la tenuta della maggioranza e la sua credibilità sul piano interno ed internazionale.

Nonostante questa chiarissima vicenda politica e parlamentare si è proceduto nel complesso ignorando le gravi difficoltà che ne sarebbero conseguite a destra e sinistra. Perché di questo si tratta: difficoltà nell’un campo e nell’altro non superabili con mere manovre tattiche e di potere. Forse per il carattere speciale di questa crisi non servono marchingegni tattici e equilibrismi manovrieri. E’ in gioco soprattutto e più che mai il rapporto chiaro e aperto, candidato ed elettore. Non insomma vana ricerca di scorciatoie e di promesse tutte in sostanza scarsamente credibili.

Non a caso di fronte alle difficoltà di Letta e degli esponenti di sinistra in genere non per questo il campo avverso non ha problemi e difficoltà. Basta pensare alla superficialità ed all’ignoranza con cui viene posto il più drammatico problema dell’umanità, cioè le migrazioni di milioni e milioni di esseri umani a cui si pensa di porre rimedio con risposte di tipo militare o di ghettizzazione disumana.  E’ solo un esempio ma terribile e drammatico su cui si gioca il futuro di tutti noi. E in misura analoga tutte le sfide hanno proporzioni enormi già intuibili nei piccoli risvolti quotidiani della nostra vita: dalla mancanza d’acqua alle sue escrescenze improvvise e devastanti che pure hanno causato valanghe e anticipato nuovi rischi e pericoli.

Né possiamo ignorare le conseguenze e le scelte che ne deriveranno per ciascuno di noi a seguito dei più generali mutamenti connessi ai cambiamenti climatici e alle modificazioni ambientali e a catena a quelli energetici e alle stesse dimensioni della vita pratica di ogni giorno. Solo una sfida grande e generosa potrà al fondo salvare quel tanto di democrazia che nonostante i rischi presenti ancora ci rimane e può essere ravvivata.

E lo sforzo di un rapporto interpersonale significativo e autentico tra i soggetti chiamati in causa. Sia per la formazione e lo sviluppo di una nuova classe dirigente sia per il rafforzamento stesso delle istituzioni e degli istituti del nostro vivere civile. Siamo in fondo in una fase di grande cambiamento e di passaggio che non potrà essere lasciata in mano ai grandi gruppi che tentano di decidere con la potenza dei mezzi di comunicazione, i sondaggi e il coinvolgimento più o meno genuino e reale dei soggetti cui spetta il dovere e il diritto di decidere. La partita di metà settembre si giocherà soprattutto su questo terreno e con essa il futuro della stessa società italiana.  

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