La 'battaglia' del Senato: le strategie di Letta e del Pd per fermare Giorgia Meloni
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La 'battaglia' del Senato: le strategie di Letta e del Pd per fermare Giorgia Meloni

Al centro sinistra basterebbero 30 collegi uninominali vinti soprattutto in Senato per limitare la prevedibile vittoria della Meloni. Che fare allora?

La 'battaglia' del Senato: le strategie di Letta e del Pd per fermare Giorgia Meloni
Enrico Letta
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25 Luglio 2022 - 12.07


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La linea, ancora una volta, l’ha dettata Dario Franceschini, mentre al Nazareno erano ancora sotto choc. Già Franceschini, l’unico esponente del Pd, che può ricorrere ad una vasta casistica, a cavallo tra prima e seconda repubblica, fatti precisi e stratagemmi, non slogan.


‘Dobbiamo trasformarci in un listone, magari turandoci il naso’ spiegò il ministro la settimana scorsa a Maria Teresa Meli, nelle stesse ore in cui il segretario del Pd ipotizzava una impossibile solitudine.


Alla fine il democristiano di Ferrara ha convinto tutti, spiegando al Nazareno una strategia con diversi traguardi. Il primo è fare di tutto per portare ‘Democratici e progressisti’ (il travestimento scelto dai dem’) ad essere il primo partito, superando Fratelli d’Italia. Un trionfo che darebbe comunque una qualche arma in più al Capo dello Stato il 26 settembre. Il secondo traguardo l’ha spiegato il professor D’Alimonte sul Sole 24 ore ‘al centro sinistra basterebbero 30 collegi uninominali vinti soprattutto in Senato per limitare la prevedibile vittoria della Meloni’.
Il terzo traguardo è la conseguenza di questo ragionamento, dispiegare anche nei collegi l’alleanza più vasta possibile, il ‘mare aperto’ come l’ha definita l’intellettuale del Nazareno, Enrico Borghi.


Letta vorrebbe raggiungerla con liste da ‘fronte repubblicano’ con dentro tutti, da Toti a Calenda, dalla Gelmini a Renzi, ma senza simboli di partito, per massimizzare il consenso al Pd.


Nelle prossime ore le risposte, quella di Calenda la più attesa e la meno scontata, anche perché nel frattempo Letta si è portato molto avanti nella trattativa diretta con Emma Bonino, per provare a staccare almeno Più Europa.


Si dirà una strategia disperata, che ha come riferimento quasi solo il Fronte democratico Popolare con l’effige di Garibaldi, che Togliatti e Nenni costruirono nel 1948, insieme ad una miriade di quelli che oggi definiremmo cespugli, tipo il movimento rurale e l’alleanza femminile!
Basterà a fermare l’invasione della destra?


‘Se Letta punterà alla logica frontista e farà una campagna elettorale contro il fascismo, l’esito sarà lo stesso di allora. So che è difficile soprattutto dentro ad una ammucchiata, ma bisogna puntare su obiettivi concreti, per e non contro’, ammonisce un sondaggista di casa al Nazareno.


‘Certo prima o poi’, sussurra un deputato dem, ‘qualcuno dovrà giudicare la strategia di un partito che fino al giorno della rovinosa caduta del governo , è rimasto legato mani e piedi al M5S, non elaborando per tempo un piano B, neanche dopo il Quirinale, quando apparse evidente a tutti, che Conte avrebbe giocato un’altra partita’.
I più pessimisti in Transatlantico vedono già la fine della partita ed il giorno in cui ‘Stefano Bonaccini sarà chiamato a ricostruire il disastro di questa dirigenza’.


I più ottimisti pensano invece a questi due mesi nella ‘melma’ con un esito imponderabile, ‘gli italiani sono strani, chissà come giudicheranno il casino che è in corso e l’uccisione di Draghi, 30 collegi uninominali in Senato in fondo non sono impossibili da vincere’.


Alla fine, l’obiettivo è davvero quello, non vincere le elezioni ma vanificare la vittoria degli altri. Sarà per questo che Enrico Letta è sul punto di opzionare anche il collegio senatoriale di Pisa Livorno Versilia, dove pure la destra è molto forte?

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