Il sindaco di Rieti difende il suo 'boia chi molla': "È un motto, radicato nella storia d'Italia, non un reato"
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Il sindaco di Rieti difende il suo 'boia chi molla': "È un motto, radicato nella storia d'Italia, non un reato"

Antonio Cicchetti è un esponente di Forza Italia ma nel passato c'è una militanza nel Msi. E si vede che la matrice è restata quella

Il sindaco di Rieti difende il suo 'boia chi molla': "È un motto, radicato nella storia d'Italia, non un  reato"
Antonio Cicchetti sindaco di Rieti
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8 Maggio 2022 - 19.47


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Non si tratta di neo-fascismo, secondo lui. Si tratta pur sempre del peggiore richiamo al partito post-fascista, ossia il Movimento sociale di Giorgio Almirante. Ma dentro Forza Italia c’è di tutto, altro che forza liberale contrapposta alla destra sovranista.

 «Boia chi molla» è un motto, radicato nella storia d’Italia, non un indizio di reato». Il sindaco Antonio Cicchetti, 70 anni, per tre mandati non consecutivi amministratore di Rieti, di Forza Italia ma con un passato da missino, finito nella bufera per aver utilizzato ad un comizio una espressione palesemente fascista, cerca di difendere le sue parole e spiega oggi che l’espressione era un invito «a non desistere in campagna elettorale». Pronunciarla «in un intervento nel quale si esorta a non desistere un attimo dal fare campagna elettorale, rappresenta la conclusione sintetica di un discorso e non è un invito alla sollevazione popolare o alla discriminazione di chicchessia», dice, buttando acqua sul fuoco delle polemiche.

Del resto Cicchetti aveva già allontanato l’ombra del fascismo dalle sue intenzioni precisando su Il Messaggero che nella sua frase non c’era «nessuna nostalgia». «Io non sono neanche di Fratelli di Italia, sono di Forza Italia. Citavo i giovani di Reggio Calabria degli anni 70», dice riferendosi ai Moti di Reggio e al missino Ciccio Franco, esponente del sindacato CISNAL, che utilizzò lo slogan nei suoi comunicati

. Ora in Forza Italia, Cicchetti però, già Fronte della Gioventù, ha militato nel Msi. È stato eletto sindaco di Rieti nel 1984, nel 1988 e, per la terza volta, nel 2017. Ora dice di avere deciso di non ricandidarsi e di avere indicato come suo `successore´ il candidato Daniele Sinibaldi (Fdi), suo attuale vice.

 Su lui Cicchetti ha cura di non far ricadere le polemiche esplose sul suo `grido di battaglia´, così lo ha definito alla kermesse elettorale. «La stupidità umana e la malevolenza interessata, associate alla carenza di argomenti politico-amministrativi di contrasto – prosegue infatti polemicamente Cicchetti – hanno creato un inesistente e deplorevole «caso» destinato a determinare un clima da caccia alle streghe. Inutile, però, ad invalidare l’azione di chi dal 1975, con consenso popolare costante o crescente, partecipa alla vita pubblica cittadina e regionale e ha favorito da amministratore la tolleranza e il dialogo interreligioso. Ancor più inutile se si tenta di trasferire sul candidato sindaco a Rieti, Sinibaldi, addebiti che, se fossero tali, sarebbero, comunque, imputabili solo a chi scrive».

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