Lega e xenofobia: per diventare italiani prova scritta su tradizioni regionali e sul significato del presepe
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Lega e xenofobia: per diventare italiani prova scritta su tradizioni regionali e sul significato del presepe

I nostri estremisti di destra xenofobi pur di boicottare lo ius scholae hanno inventato emendamenti ai limidi della decenza. Prove scritte che nemmeno loro sarebbero in grado du superare

Lega e xenofobia: per diventare italiani prova scritta su tradizioni regionali e sul significato del presepe
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1 Aprile 2022 - 15.41


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 La destra e la xenofobia sono intimamente, E così l’ostruzionismo di Lega e Fratelli d’Italia arriva dritto dritto nel ridicolo.

Per diventare cittadini italiani potrebbe non bastare essere cresciuti in Italia e aver frequentato la scuola italiana: servirà anche una conoscenza dettagliata su usi e costumi del nostro paese dagli antichi romani a oggi e, in particolare, delle sagre tipiche. Non solo, occorrerà avere nozioni sulle tradizioni regionali, i laghi, le usanze e sostenere una prova scritta sul significato del presepe. Non si tratta di una boutade, ma di alcune delle proposte contenute nei 728 emendamenti alla legge di riforma della cittadinanza, il cosiddetto ius scholae presentato da Giuseppe Brescia (M5S). Una valanga di modifiche che Redattore Sociale ha potuto visionare e che sono volte a testare l ‘italianità dei richiedenti.

In diversi emendamenti il gruppo della Lega si concentra su aspetti al limite del folcloristico, chiedendo per esempio una prova scritta sulle principali ricorrenze del calendario, sui prodotti gastronomici, sulle tradizioni di regioni come il Molise. E ancora: il riassunto di un brano sulla musica italiana e uno prova orale consistente in un colloquio sulle festività nelle diverse regioni d’Italia. Diversi emendamenti si concentrano poi sulla condotta dei ragazzi a scuola. E’ sempre del gruppo della Lega (Fogliani, Ziello, Iezzi, Stefani, Invernizzi, Di Muro, Bordonali, Ravetto, Tonelli) la richiesta che per avere la cittadinanza il ragazzo non debba aver commesso atti di bullismo o atti violenti durante l’orario scolastico. Si punta anche a testare il rendimento: si chiede che la licenza media e il diploma della scuola secondaria di secondo grado abbiano una valutazione media non inferiore all’8 o che la frequenza non preveda bocciatura o ancora che le qualifiche professionali abbiano avuto una valutazione non inferiore a 90/100.

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Gli emendamenti del gruppo di Fratelli d’Italia, invece, si concentrano principalmente sulla durata del percorso scolastico per la richiesta di cittadinanza. La proposta dello ius scholae prevede una frequenza minima di 5 anni per i bambini e le bambine nati in Italia o arrivati prima di avere compiuto 12 anni. Mentre per Fdl il periodo minino dovrebbe essere almeno di otto anni.

Nell’unico emendamento che porta la firma anche della leader, Giorgia Meloni, si chiede che i bambini arrivati entro i 12 anni di età frequentino almeno due cicli scolastici (elementari/medie e superiori) presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione e che al compimento del diciottesimo anno di età possano acquistare la cittadinanza italiana. Nella prassi, dunque, nulla cambierebbe rispetto a quanto previsto dalla legge già in vigore in Italia per i bambini non nati nel paese ma arrivati entro i 12 anni.

Le modifiche del gruppo Pd (Ceccanti, Mauri, Ciampi, Fiano, Giorgis, Pollastrini, Raciti, Boldrini, Delrio, Orfini, Palazzotto) recepiscono, invece, alcune delle richieste arrivate dalle associazioni, come per esempio la campagna Dalla Parte Giusta della storia, formata dai ragazzi di seconda generazione.

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In particolare si chiede di modificare alcuni criteri per i genitori, che non debbano cioè essere “legalmente residenti” ma “regolarmente soggiornanti” o ancora che a fare richiesta possa essere anche solo uno dei genitori e non entrambi.

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