Il leghista Comencini dice no alle armi all'Ucraina e vola in Russia: "Pronto ad andare in Donbass"
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Il leghista Comencini dice no alle armi all'Ucraina e vola in Russia: "Pronto ad andare in Donbass"

Il leghista Vito Comencini, arrivato a San Pietroburgo Donbass o almeno a Rostov

Vito Comencini
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12 Marzo 2022 - 23.19


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Il leghista Vito Comencini, arrivato a San Pietroburgo “da un paio di giorni”. “I voli europei non ci sono più, sono atterrato in Finlandia, poi con un van sono arrivato qui”, dice il deputato veronese, sposato con Natalia cittadina russa, originaria della ex capitale imperiale, affacciata sul Baltico.

Ora Comencini vorrebbe andare in Donbass “o almeno a Rostov, per dare la mia solidarietà e l’aiuto a quelle persone”, dice con riferimento alle popolazioni della zona contesa.

Comencini, oltre a essere un po’ di casa in Russia, è uno dei tre deputati della Lega che, alla Camera, ha votato contro la parte della risoluzione del governo che riguardava l’invio di armamenti all’Ucraina, lo scorso 3 marzo. Oggi, dopo 17 giorni di guerra, dopo l’estensione del conflitto, non cambia idea: “Il mio voto – spiega – lo confermo, oggi a maggior ragione, visto anche l’effetto boomerang che sta arrivando dalle sanzioni economiche, che saranno, come ormai appare chiaro, più pesanti di quanto si pensasse”.

Sanzioni che per il membro della Commissione Esteri della Camera penalizzeranno più gli europei stessi, in particolar modo l’Italia, che non gli stessi russi “abituati da un po’ di tempo a subire sanzioni”. “Loro – dice – sapranno tamponare, hanno la loro sovranità, gli anticorpi per sopravvivere all’assedio, sanno, diciamo, essere autarchici”. 

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 “L’Italia avrà un grosso problema, soprattutto economico – prevede Comencini – ora in molti giustamente sono preoccupati, l’energia, le materie prime, salgono tutti i prezzi, una cosa che arriva dopo due anni di pandemia devastanti, ora è pure peggio”. Poi si appella a Draghi: “L’Italia persegua la pace, tornando protagonista della diplomazia, come stanno facendo altri paesi e faccia fronte pure con misure serie per limitare gli effetti delle sanzioni per noi, come chiede la Lega”.

“Sento il clima che si respira in Russia, ho parlato con alcuni amici, c’è davvero una visione diversa da quella dell’Occidente, qui molta gente pensa che il vero scontro sia tra la Federazione Russa e la Nato, che l’Ucraina è uno scenario al centro di un conflitto maggiore, che ha radici profonde, legato alla questione Nato, ai rapporti con gli Usa”, spiega il leghista, riportando non senza partecipazione le ragioni dei russi. Qui sono convinti che i civili ucraini sono utilizzati come scudi umani, i russi spesso non entrano nelle città non tanto per la resistenza locale, ma proprio perché le persone sono tenute come ostaggi “Qui il tema delle forze armate ucraine, con una importante componente di elementi neonazisti è molto sentito dalla gente”, avverte.

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“Io – dice – proprio ora sono in una delle vie principali di San Pietroburgo, non ho visto alcuna manifestazione contro la guerra, qui vedo russi che fanno shopping, la vita scorre tranquilla, ristoranti aperti. Sicuramente anche qui sono preoccupati, l’auspicio che finisca la guerra c’è pure qui, ma i russi vogliono una soluzione, che sia la migliore possibile, anche diplomaticamente”.

Crimea, Donbass e neutralità dell’Ucraina restano le richieste di Mosca: “I temi dei trattati di Minsk restano irrisolti”, ricorda. E sulla Crimea, Comencini ricorda come “ci sia stato un referendum popolare, più o meno legale, ma la gente si è espressa, dimenticare la storia è un grave errore”. “Qui hanno ben presente quanto successo, a partire dal 2014, dalla migliaia di morti del Donbass, la guerra non dico fosse attesa, ma era nell’aria da tempo”, aggiunge. “Le tv danno molta attenzione alle fake news, quelle che per i russi sono propaganda occidentale”, dice ancora con riferimento ad esempio alla vicenda dell’ospedale pediatrico bombardato di Mariupol.

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Ora il leghista che ha detto no alle armi italiane a Zelensky, pensa anche a tornare in Donbass, dove tutto pare iniziato. “Io lì ci sono già stato due volte nel 2015 e nel 2016, ho visto le vittime, la distruzione della guerra, che allora a molti in Occidente non interessava, ho molta attenzione per loro, come ora per gli ucraini che stanno soffrendo oggi, non si può fare distinzione tra civili”.

“Ma – conclude – mi pare che oggi manchi l’attenzione verso coloro che ritengo purtroppo ancora dimenticati e non rispettati da molti in Europa”.

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