Il "mai più con Renzi" tenta il Pd: "Politicamente inaffidabile"
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Il "mai più con Renzi" tenta il Pd: "Politicamente inaffidabile"

Per i democratici è difficile pensare a un Conte ter dopo lo strappo di Italia Viva. Franceschini apre ai responsabili: ""Le maggioranze in un sistema non più bipolare si cercano e si costruiscono in parlamento"

Zingaretti e Franceschini
Zingaretti e Franceschini
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14 Gennaio 2021 - 15.40


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Segretario e vice-segretario d’accordo: “Le conseguenze dovremo trarle con gli altri, ma e’ difficile ricostruire esattamente sul crinale in cui si è rotto”. Parole del  vicesegretario Pd Andrea Orlando.

Poco prima anche il segretario del Pd aveva tuonato: “C’è un dato che non può essere cancellato dalle nostre analisi. Ed è a questo punto l’inaffidabilità politica di Italia Viva”. 

“E’ un dato” che “mina la stabilità in qualsiasi scenario si possa immaginare un coinvolgimento e una nuova possibile ripartenza”.

Zingaretti ha parlato alla riunione dell’ufficio politico dem con vicesegretario, capodelegazione, ministri, capigruppo, dirigenti. Il segretario rivendica come l’unità del Pd in questi mesi abbia caratterizzato il governo e questa stessa unità ora serve per ripartire. Per il segretario dem la risposta di Renzi per il lavoro fatto insieme sarebbe stata “offensiva”. Ora ogni scenario resta possibile. Uno viene però escluso da Zingaretti. “Mai al governo con i sovranisti”. Mentre resta in piedi, concreto, il rischio elezioni perché si potrebbe scivolare non volendo in quella direzione.

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Per i dem, viene ribadito nella riunione, si va avanti con Giuseppe Conte a cui viene riconosciuto di aver fatto molte aperture -non raccolte- a Renzi. E a questo punto, il prossimo passaggio è la parlamentarizzazione della crisi. E lì -per evitare di scivolare verso il voto- vanno trovati i voti necessari per andare avanti. La maggioranza si cerca in Parlamento. 

E Dario Franceschini è chiaro: “Le maggioranze in un sistema non più bipolare si cercano e si costruiscono in parlamento alla luce del sole”. 

E sul sostegno da cercare in Parlamento, c’è la chiara posizione espressa da Dario Franceschini: “Non c’è niente di male nel dialogare apertamente e alla luce del sole con forze politiche disponibili a sostenere un governo europeista in grado di gestire l’emergenza sanitaria, il recovery e di approvare una legge elettorale su base proporzionale”.

“In questa legislatura – ha aggiunto Franceschini – sono nati sono due governi tra avversari alle elezioni e, in un sistema elettorale come il nostro, avverrà spesso. Nel passato il termine responsabili indicava una negatività, non è più così: non siamo più in un sistema bipolare con due poli e due candidati premier in cui il cambio di schieramento veniva giustamente classificato come ribaltone. Siamo in un sistema parlamentare in cui le maggioranze di governo si cercano in parlamento, apertamente, alla luce del sole e senza vergognarsene. E così sarà anche questa volta”.

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Anche Leu è per questa strada. “Cercare in Parlamento, tra gruppo misto e singoli parlamentari il sostegno necessario per andare avanti”, dice Peppe De Cristofarp. “Se il prezzo è troppo alto, oppure se l’equilibrio è troppo instabile, allora non restano che le elezioni” ma “ricordandosi sempre chi è stato a produrre questa devastante accelerazione”.

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