Salvini ci riprova: "Per la ricostruzione dell'Italia serve un altro governo"
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Salvini ci riprova: "Per la ricostruzione dell'Italia serve un altro governo"

Il capo della Lega: "È questo il governo in grado nei prossimi anni di prendere per mano il paese, aprire cantieri, terminare l’alta velocità, costruire termovalorizzatori?"

Bruno Vespa e Matteo Salvini
Bruno Vespa e Matteo Salvini
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7 Maggio 2020 - 20.32


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Governo di Salvezza Nazionale? Draghi? Zaia? Tanti hanno lanciato segnali chiari per dare il benservito al Conte bis. La Lega, Renzi, Confindustria, una parte della stampa.
E adesso?
E’ possibile un’alleanza fra lei e il Pd? A questa domanda Matteo Salvini, ospite di Porta a Porta su Rai1, ha risposto ribadendo la necessità di un governo diverso per l’Italia. “In questo momento non guardo – ha detto – ai sondaggi e agli interessi di partito perché il virus sarà più debole però c’è. Prima bisogna vincere la battaglia sanitaria e poi però bisogna ricostruire il Paese. E questo il governo in grado nei prossimi anni di prendere per mano il paese, aprire cantieri, terminare l’alta velocità, costruire termovalorizzatori?”.
Quale governo? “Beh, ma lasciamolo decidere agli italiani, o c’è qualcuno – ha replicato ancora il leader della Lega – in grado di coinvolgere tutti… ma finora non è stato così. Le proposte noi le abbiam fatte e sono rimaste tutte inascoltate”.
“Se lei mi dice chi può fare il premier… non lo so – ha ribadito Salvini – non mi interessano questioni di partito. Se lei mi dice: ‘la Lega è pronta a dare una mano al Paese’ le rispondo la stiamo già dando. Ma ci sono due idee di Italia diverse, una fondata sulla libertà. Dall’altra parte c’è lo Stato che controlla tutto, l’elicottero, chi entra e chi esce… le pare normale che si assumano diecimila ispettori del lavoro, quasi che commercianti e imprenditori fossero delinquenti? O peggio ancora che la responsabilità penale sia del datore di lavoro se qualcuno si ammala anche andando in macchina o in autobus sul posto di lavoro? Ma qua se ci aggiungiamo l’ipotesi del Partito democratico che lo Stato entri nei consigli di amministrazione delle aziende che vengono aiutate allora ci trasferiamo in Venezuela, a Cuba, in Cina. Ma io voglio un’Italia fondata sulla democrazia, non sull’oppressione”.

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