Mattia Santori ammette: "Siamo stati ingenui a farci la foto coi Benetton"
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Mattia Santori ammette: "Siamo stati ingenui a farci la foto coi Benetton"

"Il confronto con il governo è importante — rilancia Santori — ma noi stiamo lavorando per darci una organizzazione e uno statuto, che approveremo a Scampia a metà marzo"

Michele Santori
Michele Santori
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3 Febbraio 2020 - 11.21


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«La foto con Benetton? È stata un’ingenuità perché ha offerto un assist a tutti quelli che non vedevano l’ora di screditarci. È stato un errore, prima o poi doveva capitare. Ma anche chi ci apprezza deve capire che non siamo infallibili». Come racconta Cesare Zapperi sul Corriere: per Mattia Santori e i tre amici bolognesi con cui ha fondato le Sardine la visita a Fabrica, il centro di formazione d’eccellenza di Treviso dove Oliviero Toscani cresce giovani talenti della comunicazione e dell’immagine under 25, doveva essere un’opportunità di confronto (e per loro lo è stata perché sono rimasti a scambiarsi idee, in inglese, per due ore) ma si è rivelata un passo falso politico. Il primo, da quando è nato il movimento, il 14 novembre scorso in Piazza Maggiore a Bologna, che finora aveva raccolto solo apprezzamenti. Tutto per quella foto a fianco di Luciano Benetton, l’azionista di Atlantia. «Io non ho nemmeno parlato con l’imprenditore. E a tavola mi avevano riservato un posto vicino a lui ma ho preferito rimanere in mezzo ai ragazzi», spiega Santori. Che, a fronte della marea montante di critiche e stroncature (sulla pagina Facebook «6000 sardine» sono arrivati fino a ieri sera più di 3.000 commenti), aggiunge: «Noi quattro siamo andati a titolo personale, non in quanto rappresentanti delle Sardine. Capisco che altri non lo avrebbero fatto».

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Lorenzo Donnoli, portavoce nazionale del movimento, è tra questi. «La malafede sta in chi guarda quell’immagine e la strumentalizza. I ragazzi avranno peccato di leggerezza ma nessuno può pensare che le Sardine stiano con i poteri forti». La botta è arrivata ed ha fatto male. «Ma ci è utile — interviene ancora Santori — ci mostra quali sono gli argomenti che si usano contro di noi. Non hanno ancora capito come farci davvero la guerra».

 

 

E allora le Sardine rilanciano sul piano politico. Oggi è attesa la risposta di Palazzo Chigi alla lettera pubblicata su Repubblica sabato. «Più del merito, di cui discuteremo senz’altro, ci piacerebbe che dal premier Giuseppe Conte ci arrivasse la richiesta di un incontro anche fisico — argomenta il ricercatore bolognese diventato leader sul campo —. Per noi, a proposito di uso dell’immagine, avrebbe un grande significato. Darebbe la dimostrazione plastica che quattro giovani venuti dal nulla possono portare le loro istanze dentro Palazzo Chigi avviando un’interlocuzione con chi guida il governo». Poi certo si parlerà di Sud («il premier che è meridionale di origine sa bene che bisogna partire dalla parte più svantaggiata del Paese, quella è la priorità assoluta e su quella bisogna investire» chiosa Donnoli), di decreti Sicurezza («per noi non vanno modificati, ma aboliti. In particolare, la norma sulla confisca dei beni rischia di essere un regalo per la criminalità organizzata» osserva la sardina siciliana Massimiliano Perna), di autonomia differenziata (c’è contrarietà).

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«Il confronto con il governo è importante — rilancia Santori — ma noi stiamo lavorando per darci una organizzazione e uno statuto, che approveremo a Scampia a metà marzo, che ci consenta poi di interloquire con i partiti. La nostra scommessa rimane quella di continuare ad investire sul protagonismo civico dei cittadini di cui noi rappresentiamo semplicemente l’avanguardia». Il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha aperto la porta, con le Sardine si sono fatti vivi anche i ministri Giuseppe Provenzano e Francesco Boccia (con il primo ci sarà un incontro già nei prossimi giorni). «Apprezziamo lo sforzo — conclude Donnoli —. Ora bisogna vedere come e fino a che punto si svilupperà il coinvolgimento della società civile e delle altre forze non partitiche. Noi rappresentiamo un nuovo modo di fare politica, da noi la gente si sente ascoltata. Questa è la sfida anche per il Pd se vuole davvero cambiare».

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