Salvini fa il giustiziere al citofono: "Lei spaccia? Mi faccia salire", è polemica
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Salvini fa il giustiziere al citofono: "Lei spaccia? Mi faccia salire", è polemica

Il sindaco di Bologna: "Si deve vergognare, i cittadini del Pilastro non meritano di essere additati come persone che vivono in un luogo di spaccio e di degrado"

Salvini citofono
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22 Gennaio 2020 - 09.37


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Siamo oltre l’indecenza: ieri Matteo Salvini, in pieno delirio propagandistico da campagna elettorale agli sgoccioli, si è recato nel quartiere Pilastro di Bologna e ha suonato al citofono di un palazzo, chiedendo se lì vivesse uno spacciatore. Il tutto in diretta, come sempre noncurante e menfreghista della privacy delle persone. 
È un comportamento inaccettabile e soprattutto illegale: lo ‘spacciatore’ che Salvini ha messo alla berlina sulla base di indicazioni degli abitanti di quartiere è un ragazzo minorenne. In un colpo solo, Salvini ha gettato alle ortiche la tutela dei minori e quella della privacy. Peraltro, non è chiaro il suo obiettivo: voleva forse fare un’ispezione, sostituendosi definitivamente alla polizia? 
Lui ovviamente fa spallucce, e anzi si improvvisa supereroe: “Lì non c’era la famigliola: babbo e figlio spacciano droga, ok? Con nome, cognome e indirizzo. Ed è normale che tutti nel quartiere sappiano, e anche le forze dell’ordine sappiano, che in quel palazzo padre e figlio spacciano e questi possano continuare a vendere morte? Abbiamo segnalato all’attenzione di chi di dovere, che agirà di conseguenza, che spacciare droga alla luce del sole significa vendere morte” ha detto Salvini. 

“Io credo che si debba vergognare, caro Salvini. Lei non è un cittadino qualunque. Ha fatto il ministro dell’Interno, come mai in quel caso non ha avuto lo stesso interesse? Forse perché adesso è solo propaganda e si comporta da irresponsabile per qualche voto in più”. Così il sindaco di Bologna Virginio Merola, in un post su Facebook, commentando quanto fatto da leader della Lega che, nel corso della sua visita al quartiere Pilastro, ha suonato il citofono di un palazzo, domandando se lì abita uno spacciatore.

“I cittadini del Pilastro non meritano di essere additati come persone che vivono in un luogo di spaccio e di degrado – aggiunge Merola -. E Bologna non merita che uno che ha chiesto i pieni poteri si faccia passare come un cittadino: i cittadini segnalano alle forze dell’ordine le cose che non vanno e non si sostituiscono a loro. Salvini continua ad aizzare all’odio anche in situazioni delicate dov’è non c’è proprio bisogno di aumentare la tensione. Ci sono, al Pilastro, anche persone agli arresti domiciliari come deciso dalla magistratura”.

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