D'Attorre (Pd): ormai siamo una Dc di destra
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D'Attorre (Pd): ormai siamo una Dc di destra

L'esponente della minoranza democratica ha detto: no alla scissione, noi ex Ds restiamo nel partito. Il commento sull'entrata di Gentiloni nell'esecutivo di Renzi.

D'Attorre (Pd): ormai siamo una Dc di destra
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2 Novembre 2014 - 11.05


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Paolo Gentiloni entra a far parte dell’esecutivo di Renzi e alcune fronde del Pd riflettono sulle mutazioni che sta attraversando il partito, visti anche gli ultimi esiti dei sondaggi. «Non è tanto il peso degli ex rutelliani che mi preoccupa. Il problema è che il partito sta subendo una mutazione genetica», ha affermato Alfredo D’Attorre, membro della minoranza dem, tornando sulla nomina alla Farnesina. «Dagli Esteri al Lavoro all’Europa stiamo scavalcando la Dc a destra».

«In politica estera la posizione di Renzi è schiacciata su Israele, il Jobs act è espressione delle richieste di Draghi e della Merkel» «e in Europa non siamo riusciti a cambiare verso alle regole». E poi ha aggiunto: «noi siamo dentro con due piedi nel Pd e da lì non ci muoviamo».

Sull’ipotesi di scissione interna al partito, D’Attorre è categorico: «Macchè. Anzi, non voglio nemmeno sentirne parlare. Mica possiamo demotivare quella parte di sinistra che vive nel Pd», cioè il popolo di Piazza San Giovanni, «quello che s’identifica nel Pd, ma non nel Pd di Renzi, cioè un partito personale».

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«Il Pd – ha continuato il deputato bersaniano – sta passando un periodo di sbandamento con posizioni che non appartengono a nessuna forza del socialismo europeo»; il ruolo della minoranza dem, dice d’Attorre, «è porre un freno a tutto questo, dall’interno». «Dopo la manifestazione Cgil, credo che Renzi sul Jobs act scenderà a patti. Un partito di sinistra non può abolire totalmente l’articolo 18 e non aumentare le risorse agli ammortizzatori sociali. Lo capirà anche il premier».

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