Vera gloria o vittoria di Pirro
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Vera gloria o vittoria di Pirro

Prevale un tono guerresco di sfida perenne. Nonostante il suo stile risulti poco simpatico, con Renzi è avvenuto un cambiamento del sistema politico-istituzionale.

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10 Agosto 2014 - 15.32


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di Nuccio Fava

Prevale spesso un tono quasi guerresco, una inflessione militaresca e di sfida perenne : “buoni contro cattivi”, “gufi e antigufi” “rottamatori e conservatori” che segnano in modo discutibile, fino a risultare poco simpatico lo stile di Renzi, quasi si trattasse di una ininterrotta campagna per le primarie. Invece c’è in ballo il cambiamento positivo del nostro sistema politico-istituzionale. Ovvio che ci riferiamo alla lunga maratona per la riforma del Senato, al superamento del bicameralismo paritario, necessario e indispensabile.

Riforma di grande rilievo contrassegnata però dalla assenza ininterrotta del presidente Renzi. Forse sarebbe stato più opportuno un suo intervento per dialogare con maggioranza e opposizione specie riuscendo a dedicare oltre tre ore del suo tempo prezioso al colloquio a palazzo Chigi con Berlusconi. Dato il clima di palazzo Madama sarebbe stato utile illustrare ai cittadini italiani e europei l’importanza della posta in gioco. Anche perché era difficile comprendere il carattere tumultuoso con cui si è quasi sempre proceduto nella discussione di questa importantissima riforma, seppure al quanto pasticciata e con giustificati motivi di preoccupazione. Difficile per tanto apprezzarne a pieno il significato quando a prevalere sono gli scontri violenti non solo verbali, estremismi ed ostruzionismi spesso fine a sè stessi, ma anche il ricorso troppo disinvolto a canguri e tagliole. Anche l’atteggiamento della presidenza non è sempre parso all’altezza e spesso troppo sensibile alle ragioni della maggioranza.

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I giornalisti e le tv hanno fatto il resto, contribuendo non poco al clima di battaglia ininterrotta a palazzo Madama, con tafferugli e clamori che avevano il sopravvento su tutto. A maggior ragione sarebbe stata necessaria una illustrazione e una qualche spiegazione autorevole che solo il presidente del Consiglio, così bravo ed efficace a comunicare, avrebbe potuto assicurare. Come ad esempio per gli ottanta euro. Si è preferita invece la strada dei messaggi con il cellulare e la lettera ai senatori della maggioranza. Come non ci fosse piuttosto il dovere di rivolgersi contemporaneamente ad opposizioni e maggioranza. Un dovere istituzionale e politico che imporrebbe una tale assunzione di responsabilità non il semplice ammiccamento con annunci di miglioramento della legge elettorale. Legata per altro all’assenso pregiudiziale dell’ex Cavaliere che ha rivendicato il ruolo contrale di Forza Italia e l’acquisizione ormai prossima della piena agibilità politica. Il significato del messaggio berlusconiano è stato ripreso con forza dal capogruppo Romani con un intervento finale ben motivato e efficacemente rivolto a tutta l’opinione pubblica.

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Niente di simile da parte del Pd, neppure dal capogruppo Zanda, generico e quasi banalmente retorico. Contributi efficaci sono invece venuti dal senatore Chiti e dagli altri astenuti del Pd, che a differenza di Sel, Cinque stelle e gruppo misto non hanno abbandonato l’aula. Nonostante la facile e forse eccessiva esultanza da parte dei vincitori, restano preoccupazioni e precarietà per il futuro.

Con in prospettiva lo svolgimento di un pur salutare referendum, si rischia di infiammare gli animi. Speriamo almeno nella semplicità e chiarezza delle motivazioni, da una parte e dall’altra: i cittadini elettori hanno ben diritto di potersi esprimere consapevolmente. Intanto il generale ferragosto costringe tutti ad una pausa di riposo e di svago sempre che l’anticiclone delle Azzorre non riprenda a fare le bizze. La causa sarebbe costituita dai venti freddi che calano dal nord Europa, non però dalla Germania. Sarebbe un bel guaio per il manovratore italico del semestre di presidenza europea, che ha però annunciato per tempo –anche a Cottarelli e Padoan- che palazzo Chigi non farà vacanze.

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