Renzi e l’ex Cavaliere: gelata sull’economia
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Renzi e l’ex Cavaliere: gelata sull’economia

Tre ore di faccia a faccia tra i due principali leader delle riforme: Berlusconi non chiude la porta, ma tutto sembra destinato ad essere rinviato a settembre.

Renzi e l’ex Cavaliere: gelata sull’economia
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7 Agosto 2014 - 13.17


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Finalmente si è svolto l’incontro dei due principali protagonisti delle riforme. Questa volta a palazzo Chigi e non nella sede del partito Democratico come a gennaio. Era stato allora quasi un fulmine a ciel sereno e molte furono le supposizioni e gli arzigogoli spesso malevoli soprattutto verso Renzi. Faceva stamani comunque un certo effetto vedere entrare in pompa magna nel cortile di palazzo Chigi l’auto presidenziale di Berlusconi accompagnato dall’onnipresente Gianni Letta e dal fido Verdini. Fiorentino verace come l’ex sindaco di Firenze, ora presidente del Consiglio, serviva forse a garantire una equilibrata mescolanza tra le rive dell’Arno e quelle del Tevere dove è comunque di casa Gianni Letta anche per le sue entrature vaticane. Tutto questo non provocava di sicuro alcuna incertezza al nostro giovane e dinamico presidente del Consiglio, ferratissimo ormai in tema di riforme. Reduce del resto della trionfale cavalcata a palazzo Madama che concluderà la riforma del Senato nel rispetto assoluto della data fissata da Renzi con ripetuti richiami e sollecitazioni, se non ultimatum. Le tre ore di durata dell’incontro potrebbero far supporre che non solo del proseguo delle riforme e di legge elettorale si sia parlato. Per le riforme costituzionali la strada è fondamentalmente tracciata dopo l’intenso e movimentato lavoro di palazzo Madama e la Camera potrà apportare qualche miglioramento di non grande rilievo. Per la legge elettorale Renzi aveva anticipato le possibili modifiche sia con l’innalzamento del quorum per concorrere al premio di maggioranza, sia per l’abbassamento di quello per favorire la presenza delle liste minori. Pare che il Cavaliere non abbia chiuso la porta ripromettendosi tuttavia di riesaminare tutta la materia dopo l’estate, alla ripresa di settembre.

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Faccia a faccia interlocutorio dunque e sostanzialmente superfluo ? Ci pare di no anche perché il solo aspetto sul quale Berlusconi si dice in pratica non disponibile riguarda l’introduzione delle preferenze che sta invece molto a cuore al partito di Alfano. Il ministro dell’Interno ha incontrato il presidente del Consiglio prima del faccia a faccia con il leader di Forza Italia e sia pure per ragioni diverse anche l’ex Cavaliere è interessato a migliorare i rapporti con l’ex suo delfino nella prospettiva ambiziosa di una ricomposizione elettorale del centro destra. Anche l’introduzione delle preferenze potrebbe diventare materia di trattativa garantendo comunque ai capi lista la condizione privilegiata di non sottoporsi alla scelta dei cittadini elettori. Da notare che non ci sono stati da parte di Renzi dichiarazioni ed entusiasmi, ma tutto è stato tenuto sottotraccia, anche nella lettera indirizzata ai senatori della maggioranza. C’è in quest’ultima un riferimento all’aggravarsi preoccupante dei problemi economici e sociali senza rinunciare ovviamente a rivendicare l’importanza della misura degli 80 euro che tanto ha fatto discutere e che è stata duramente attaccata da Forza Italia. Il capogruppo Brunetta ha chiesto che il ministro Padoan riferisca alla Camera mentre sembra saltato l’intervento di Renzi al Senato. I dati pubblicati dall’Istat confermano non solo la criticità della nostra economia, ma segnalano in modo ben più preoccupante che non si intravedono elementi di crescita. Questa è la principale sfida per Renzi e il suo governo e non ci pare adeguata una risposta che si limiti a riaffermare che è urgente andare avanti lungo il cammino delle riforme e farlo con rapidità. E’ una metodologia cara sin dall’inizio al nostro presidente del Consiglio ma sinora non è apparsa per nulla sufficiente se i risultati sono quelli rappresentati dai numeri dell’Istat. Anche in Europa cominciano a levarsi voci critiche sulla situazione italiana e proprio in quella direzione il nostro presidente del Consiglio dovrebbe riuscire a prendere qualche iniziativa coraggiosa in grado di risultare persuasiva in modo da coinvolgere gli altri partner. La stagnazione dell’economia, certo ben più grave per quanto riguarda il nostro Paese, dovrebbe preoccupare ancora di più, perché in qualche misura riguarda tutta l’Europa.

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E’ sempre più pericolosa se non esplosiva. La situazione dell’Ucraina, che potrebbe degenerare in una vera e propria guerra guerreggiata con i 20.000 soldati dell’esercito russo schierati ai confini dell’Ucraina orientale. Come inevitabile, ai vari embarghi e restrizioni dell’Europa e degli Usa, Putin risponde con ritorsioni e l’embargo per tutti i prodotti cerealicoli ed alimentari provenienti dall’occidente. I diktat dei comunicati europei e i vari embarghi sempre più pesanti provocano inevitabilmente la risposta della Russia che sa di colpire interessi vitali per gli Stati europei. Lo stato di tensione e di potenziale belligeranza produce sempre come per le guerre vere e proprie, conseguenze negative per i popoli prima ancora che per gli Stati e gli eserciti. In verità anche la Nato ha espresso timori ed il clima complessivo è sempre più preoccupante. L’Europa insomma è chiamata in causa e non basta battersi con ardore per il nome del ministro degli esteri. Un intellettuale e scrittore come Abraham Yehoshua il cui figlio maschio quarantenne è appena rientrato da Gaza, ha ripetuto con appassionata energia che solo il riconoscimento dei due Stati, quello palestinese e quello israeliano, potranno finalmente dare pace e prosperità a tutta la regione. Con un paradosso, guardando dal terrazzino della sua casa il panorama di Tel Aviv, aggiungeva che anche i lavoratori di Hamas così bravi nel costruire tunnel e camminamenti sotterranei potrebbero essere utilmente impiegati in opere di pace per dotare finalmente Tel Aviv di una grande metropolitana. Indispensabile però dare spazio alla grande politica e non presumere che la potenza delle armi e la loro tecnologia sofisticata possa rappresentare una soluzione. Non bisogna però sprecare l’occasione di un interlocutore moderato come Abu Mazen che ha intelligentemente sostenuto la mediazione dell’Egitto. Serve capacità politica ed una politica di alto profilo che abbia la capacità di guardare al futuro. Più di Obama spetta però all’Europa assumersi questa responsabilità ed a favorire finalmente la soluzione di una questione drammatica che rende instabile non solo il Medio Oriente ma tutti gli equilibri del mondo.

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