Prodi al Quirinale per il bene dell'Italia
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Prodi al Quirinale per il bene dell'Italia

Ora ci sono le condizioni per superare la trappola dei 105 e dare al Paese quel nume tutelare di cui ha bisogno. [Giancarlo Governi]

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3 Marzo 2014 - 14.21


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di Giancarlo Governi

Matteo Renzi ha già fatto una cosa che D’Alema, Veltroni e Bersani non sono mai riusciti a fare: ha portato il Partito Democratico nel Partito Socialista Europeo. Una cosa di sinistra l’ha fatta. Ora sembra aver messo il turbo alla macchina Italia che fino ad ora viaggiava in folle e, quando metteva una marcia, era la marcia indietro. Ha portato freschezza e giovinezza in un paese che sembrava irrimediabilmente invecchiato.

L’altra mattina ad “Agorà” abbiamo ascoltato i risultati di un sondaggio che dava il 66 per cento di fiducia al presidente del Consiglio, dieci punti in più conquistati in una settimana. E subito abbiamo dovuto sentire una serie di giudizi “riduttivi” su di lui, tipo “è un piacione”, “fiume di parole”, ai quali ha risposto il professor Zecchi, un uomo fuori dalla politica che giudica i comportamenti, con molta decisione: “veniamo da due presidenti depressi, Monti e Letta, che agli italiani, già depressi per conto loro, trasmettevano depressione. Ora ci lamentiamo perché c’è un ragazzo che cerca di trasmettere ancora speranza ed entusiasmo”. È proprio vero, siamo un paese vecchio governato da vecchi che si ribella all’idea di giovinezza, e che banalizza il coraggio e l’entusiasmo.

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Non vorrei ridurre il giudizio su Renzi al dato psicologico, che pure ha la sua importanza, perché Renzi si sta muovendo in maniera rapida e concreta. Basti vedere come ha prestato i soldi alla Capitale, alle condizioni dure che ha posto, commissariando di fatto il sindaco e la giunta. Basti vedere con quanta decisione sta portando avanti il “piano lavoro”, o quello che riguarda la scuola. L’idea che sta dando Renzi è proprio quella dell’efficienza e del lavoro rapido e coraggioso.

Ci sono alcuni ostacoli che lo possono fermare oppure possono far diventare più difficile il suo cammino. Il primo è l’opposizione interna al PD che per ora non ha fatto danni ma che può approfittare della prima difficoltà del presidente del consiglio per consumare le sue vendette verso chi li ha messi alle corde.

Un altro è questa alleanza obbligata con Alfano e i transfughi di Forza Italia che rischia di snaturare tutto il programma, quando il governo dovrà prendere posizioni che ledono gli interessi di questi alleati forzosi, che poi non digeriscono leggi elettorali che possono tagliarli fuori. E qui c’è il punto più dolente: Renzi deve assolutamente portare avanti il suo progetto di riforma del sistema elettorale, per togliere l’arma più letale dalle mani di suoi sabotatori: quella della impossibilità di andare a un voto anticipato e far vivere questa legislatura nata morta e che rischia di trascinare nella tomba l’Italia intera. Purtroppo la legge elettorale Renzi la può fare soltanto con Berlusconi, il quale aspetta il suo momento per ritornare in ballo.

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L’ultimo elemento è il presidente della Repubblica, il quale non ha digerito il passaggio di consegne da Letta a Renzi. Non ha digerito che il “suo” governo, quello che lui aveva preteso come condizione per la rielezione al Quirinale, venisse sbaraccato da un ragazzo di 39 anni. In questa difficile situazione a Renzi sembra sia venuto a mancare l’appoggio del nume tutelare. Diversa sarebbe stata la situazione se al Quirinale ci fosse stato Romano Prodi che invece fu impallinato dai 105 del Partito Democratico.

Lo abbiamo rivisto l’altro giorno il Professore, intervistato on the road sulle sue reali intenzioni politiche. “Il mio tempo è passato” diceva, ma si capiva che forse non si riferiva al suo tempo politico ma al tempo passato a fare il nonno perché i nipoti sono cresciuti. Dopo l’indignazione della mancata elezione al Quirinale, Prodi uscì dal Partito Democratico per poi riaffacciarsi alle primarie, dove chiaramente andava ad appoggiare Renzi. Ed ora si spera che, al di là delle dichiarazioni di facciata, al di là delle bugie politiche, Prodi ritorni a fare il nume tutelare. Ne avrebbe bisogno Renzi, ne avrebbe bisogno l’Italia.

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