Grasso: la strage del Vajont poteva essere evitata
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Grasso: la strage del Vajont poteva essere evitata

Domani ricorrono i 50 anni dal giorno della tragedia. Il presidente del Senato ha rimarcato con fermezza le responsabilità dello Stato: porterò le scuse di tutti.

Grasso: la strage del Vajont poteva essere evitata
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8 Ottobre 2013 - 17.37


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“Domani sarò in quella terra, violata ed abusata, colpita dal terrore e dalla devastazione. Sarò lì per inchinarmi di fronte alle vittime e ai sopravvissuti”. Lo ha detto il presidente del Senato, Pietro Grasso, nell’aula del Senato per ricordare il distrastro del Vajont, di cui domani ricorrono i 50 anni, una strage che, ha detto si poteva e si doveva evitare.

“Sarò lì per portare le scuse dello Stato. Sarò lì per riparare, affermando che è compito prioritario delle Istituzioni non abbandonare le vittime e i sopravvissuti. Quegli stessi sopravvissuti ebbero la forza di riparare e ricostruire e ci hanno indicato la strada che, senza condizioni, con integrità, fedeli alla Costituzione, tutti insieme dobbiamo percorrere: la strada della solidarietà”, ha aggiunto ed ha invitato l’assemblea ad osservare un minuto di silenzio e di raccoglimento.

“Nel 2008, a Parigi, l’Unesco ha considerato il Vajont come il primo tra i più gravi disastri evitabili della storia dell’umanità, lo ha definito come un racconto ammonitore – ha continuato Grasso – Il racconto, come di recente è stato scritto, di un mondo che scomparve in una notte”. “Le istituzioni, la politica, i cittadini hanno il dovere della memoria. Memoria significa non solo ricordo, ma anche consapevolezza e coscienza dei valori della giustizia che sono a fondamento di ogni relazione umana. Ci sono momenti nella storia del nostro Paese in cui raccontare, se necessario urlare la verità, è un dovere inderogabile”, ha aggiunto.

“L’economia e il lavoro non possono essere barattati con rischi o lesioni della salute dei cittadini. Il lavoro non è un bene contrapposto all’ambiente. Il lavoro si fonda sul rispetto, la tutela, la garanzia dei diritti inviolabili dell’uomo”, ha osservato ancora. “Ricordare il disastro del Vajont significa accettare la dura lezione che la logica delle convenienze, degli interessi, delle soluzioni facili, presto o tardi si infrange contro il volto delle persone vere”, ha proseguito Grasso.

“La popolazione colpita ha subito non solo un danno irreparabile – la perdita di vite umane e di speranze – ma anche una vera e propria ingiustizia, fatta di negazioni, opacità, tentennamenti e lentezze nel riconoscere i responsabili di quanto è accaduto”, ha aggiunto il presidente del Senato.

“Di fronte alla vita spezzata, al deserto di persone, paesi, territori che quel giorno furono schiacciati dal silenzio quasi surreale della devastazione, lo Stato deve inchinarsi. Eppure non basta: lo Stato deve anche scusarsi. Ma ancora una volta non è sufficiente: lo Stato deve innanzitutto riparare. Nulla basterà per rimediare all’onda di morte che travolse una terra salda e fiera della propria storia e del proprio lavoro, ma almeno lo Stato capace di scusarsi e riparare potrà dare giustizia a quanti – bambini, donne, uomini – hanno subito l’abuso e il tradimento da parte di tanti,che avrebbero potuto e dovuto evitare la tragedia e non lo hanno fatto – ha detto ancora Grasso – Avrebbero potuto e dovuto denunciare le responsabilita’ e sono invece fuggiti di fronte alla storia”.

“Allora come oggi, i sopravvissuti non debbono essere lasciati soli – ha detto Grasso – Va resa loro giustizia, che significa riconoscimento della verità, imputazione delle responsabilità, risarcimento materiale e morale per quanti hanno subito, per interesse, la negazione della realtà, l’irresponsabilità, la falsità”.

“Voci inascoltate denunciarono, prima e dopo la tragedia, i rischi mortali che stavano per travolgere l’umanità di quella gente fiduciosa e paziente verso lo Stato, e che interpretava il proprio lavoro e la propria fatica quotidiana come adempimento di un dovere”, ha detto ancora Grasso ed ha ricordato: “Dopo la tragedia venne istituita una Commissione parlamentare d’inchiesta e l’Archivio storico del Senato ha curato e offerto al pubblico un volume che raccoglie l’inventario e i documenti completi dell’inchiesta. Eppure ci volle quasi mezzo secolo perche’ la giustizia potesse giudicare”.

“Il processo penale e il processo civile sono un atto di verita’ rispetto ad un disastro che ha fermato il tempo, che non ha lasciato niente e nessuno come prima – ha osservato ancora il presidente del Senato – Non posso non ricordare le parole pronunciate da Giovanni Paolo II proprio nel cimitero delle vittime del Vajont: ‘Erano vostri parenti, amici e conoscenti coloro che perirono sotto l’impeto furioso di un’enorme massa d’acqua… Resta per voi e per tutti incancellabile la visione, quasi apocalittica, di quella sera del 9 ottobre 1963: lacrime, sangue, sacrificio di persone note e ignote segnarono quelle ore tremende. Di fronte alle calamità naturali – sono sempre le parole del Papa – resta un mistero fitto, addirittura assurdo per l’intelletto umano”.

“Il Vajont fu, però, una strage che si poteva e si doveva evitare. Non è stata evitata perché sulla moralità, sul valore della vita, sulla legalità, è prevalsa la logica senza cuore degli affari sono affari- ha sottolineato – Noi tutti abbiamo quindi il dovere di dare conto di scelte irresponsabili, e lo Stato, come è stato scritto oggi in un quotidiano nazionale, ha finalmente chiesto perdono, seppure ‘con mezzo secolo di ritardo”, ha rimarcato ancora il presidente del Senato.

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