Di Pietro: Rodotà, così si cambia l'Italia
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Di Pietro: Rodotà, così si cambia l'Italia

Il leader Idv parla a Globalist. "Il Pd deve scegliere tra compromesso o cambiamento sul Quirinale. Mi sembrava che Bersani fosse per il secondo..." [Fabio Luppino]

Di Pietro: Rodotà, così si cambia l'Italia
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17 Aprile 2013 - 18.41


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di Fabio Luppino

“Il Pd sostenga Rodotà. Può partire una rivoluzione epocale in Italia”. Antonio Di Pietro parla da cittadino, ci tiene a dirlo. “I candidati delle quirinarie mi trovano d’accordo”. L’ex pm ora fuori dal Parlamento sta impostando un cambiamento radicale per il suo partito. A partire da se stesso, dimissionario al congresso di giugno, deciso a togliere il nome dal simbolo. Democrazia, vera, anche con il web.

Ecco il web ha portato Rodotà candidato al Quirinale…

Il Pd deve scegliere o il compromesso o il cambiamento. Amato, Marini e D’Alema corrispondono alla prima soluzione, Rodotà alla seconda. Non può però continuare a mantenere i piedi in due scarpe. Non si può dialogare con i Cinque Stelle e fare l’inciucio con il Cavaliere. Se vota Rodotà per il Colle, con Cinque Stelle può chiudere l’accordo sul governo.

Ma visto quello che è successo qualche settimana fa non è un rischio credere a Grillo?

Intanto con Rodotà si darebbe al Paese un presidente competente e indipendente da logiche di partito. Certamente lontano dai blocchi di potere della prima e della seconda repubblica. Votare Rodotà aprirebbe al Pd l’accordo sul governo con i Cinque Stelle. A quel punto i parlamentari grillini avrebbero serie difficoltà a sottrarsi e sarebbe incomprensibile all’opinione pubblica. Partirebbe una rivoluzione sul piano legislativo. Finalmente regolando il conflitto di interessi, facendo la legge sull’ineleggibilità, una vera anticorruzione.

Ma sul governo Bersani si è scottato con Grillo…

I Cinque Stelle devono iniziare a prendersi qualche responsabilità, fare proposte serie e discuterle. Detto questo Bersani doveva fare un passo indietro e ergersi a mediatore di una soluzione alta, e non l’ha fatto. Le elezioni le ha perse, non lo dimentichi.

Amato, Marini e D’Alema sono la scelta dell’inciucio?

Sarebbe un compromesso su persone gradite a Berlusconi. Quando facevo il pm mi ricordo di Amato che rispondeva a Craxi, mi ricordo il compromesso di D’Alema sulle concessioni televisive. Sono figure storicamente non indipendenti. Non ho nula con Marini, ma con tutto il rispetto farebbe bene a fare il nonno.

Gabanelli le sarebbe piaciuta al Colle?

Rispetto le scelte dei cittadini.

Non ha nulla da recriminare?

Non ho rancori personali con la Gabanelli. Quel che c’è da chiarire lo accerteremo nelle sedi competenti.

Su Napolitano non ha cambiato idea?

Non lo rimpiangerò. Per troppo tempo in troppe scarpe. Mi ha deluso e lo dico da cittadino. La posizione nei confronti dei giudici di Palermo, le firme sulle leggi di Berlusconi, per Berlusconi.

Lei preparerà il congresso con la rete, sul web. Insomma si ispira ai Cinque Stelle. Ma la protesta in Italia non era Antonio Di Pietro?

Noi con Ingroia ci siamo proposti per un’alternativa di governo. La gente ha scelto la protesta. Noi abbiamo cercato di fare qualcosa in più.

Che cosa?

Ho chiesto a Bersani per iscritto prima del voto di ripartire dall’accordo di Vasto, ma il Pd ha rifiutato il nostro appoggio pensando di aver già vinto le elezioni. Se avesse accettato avremmo vinto le elezioni. Bersani ci dovrebbe dire chi gli ha detto di rifiutare.

Sta di fatto che l’Idv in Parlamento non c’è più e che Grillo ha rappresentato per molti la vera alternativa…

Guardi, se va a cercare negli archivi del Parlamento troverà che tutte le cose di cui oggi parla Grillo sono iniziative politiche che negli anni abbiamo portato avanti noi, dall’abolizione del finanziamento pubblico, all’anticorruzione, al conflitto di interessi. Allora i saccenti del Pd mi hanno criminalizzato, ora considerano questi temi ragionevoli.

Cosa sarà dell’Idv?

Stiamo preparando il congresso che si terrà il 28,29 e 30 giugno. Sarà la rete a scegliere i delegati.

E poi?

L’Idv così com’è ha fatto il suo tempo. Ha bisogno di rinnovare la sua classe dirigente a partire da me. Mi presenterò dimissionario e non per finta e chiedo che altri seguano l’esempio. Non ci sarà più la figura del presidente-fondatore e nemmeno quella del presidente onorario, avremo un segretario politico. Toglieremo il mio nome dal simbolo. Faremo una riforma statutaria che prevederà l’elezione per tutti gli incarichi, eletti dalla base.

Le alleanze future?

In campo europeo ribadiremo la nostra presenza nell’Alde. In Italia rilanciamo la nostra partecipazione all’interno del centrosinistra. Siamo impegnati in un ravvedimento operoso, lo chiediamo però anche a chi ci ha tenuto fuori perdendo le elezioni, il Pd.

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