Dalle parole del berlusconismo ruggente – bunga bunga, cucù, ghe pensi mi, magistratura comunista – siamo passati a una convivenza sobria e difficile con parole tipo spread, spending review, esodati. Quando sembrava quasi noiosa l’esistenza politica, ravvivata dalle primarie del centrosinistra e dalle primarie del Pdl fiondate dalla finestra come cartaccia appallottolata, ecco la svolta: il ritorno di Berlusconi.
E come sempre, che salga sul predellino in Piazza San Babila, o che parli sdraiato sul divano di Arcore, il risultato non cambia: un caos dentro il quale probabilmente il nostro uomo si muove con maggiore spigliatezza, non essendo avvezzo al rispetto dei ruoli istituzionali e alla democrazia come concetto filosofico.
Il risultato è che Monti molla, il governo tecnico si fa da parte con un lieve anticipo rispetto al termine previsto. E non si parla d’altro che del futuro premier: sarà adatto a guidare il Paese fuori dalle secche della crisi? E ancora: chi è il migliore per farlo?
Globalist ha suggerito una decina di nomi. Dopo poche ore di votazioni, Bersani stacca gli altri concorrenti con oltre il 34%. Di poco sotto il 20, a poca distanza il Monti bis e Beppe Grillo. Nichi Vendola precede Berlusconi con cifre intorno al 10%. Tutti gli altri raccolgono un pugno di voti.
Votate ancora, c’è tempo.
Argomenti: beppe grillo pdl silvio berlusconi