Migranti, il tribunale di Catania 'libera' altri sei migranti: ecco il nuovo provvedimento
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Migranti, il tribunale di Catania 'libera' altri sei migranti: ecco il nuovo provvedimento

Il tribunale di Catania non ha convalidato il trattenimento di sei profughi a Pozzallo, disposto dal questore di Ragusa. Il provvedimento è stato adottato dal giudice Rosario Cupri, un collega del giudice Iolanda Apostolico.

Migranti, il tribunale di Catania 'libera' altri sei migranti: ecco il nuovo provvedimento
Migranti a Pozzallo
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8 Ottobre 2023 - 22.03


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Dopo la decisione della giudice Apostolico, che non ha confermato il fermo di alcuni migranti che si trovavano a Pozzallo e le conseguenti strumentali polemiche sollevate da Matteo Salvini, il tribunale di Catania ha ripetuto il provvedimento un altra volta. Non è stato infatti convalidato il trattenimento di sei profughi a Pozzallo, disposto dal questore di Ragusa. Il provvedimento è stato adottato dal giudice Rosario Cupri, un collega del giudice Iolanda Apostolico.

I migranti erano assistiti dall’avvocato Rosa Emanuela Lo Faro e dall’avvocato Fabio Presenti. Uno dei procedimenti riguarda un 37enne tunisino sbarcato il 3 ottobre a Lampedusa e poi trasferito a Pozzallo. Nel caso specifico il giudice sottolinea, ricordando una decisione della Corte di giustizia dell’Ue, come “il trattenimento di un richiedente protezione internazionale” costituisca “una misura coercitiva che priva tale richiedente della sua libertà di circolazione e lo isola dal resto della popolazione, imponendogli di soggiornare in modo permanente in un perimetro circoscritto e ristretto”.  

“Ne discende – osserva – che il trattenimento costituendo una misura di privazione della libertà personale è legittimamente realizzabile soltanto in presenza delle condizioni giustificative previste dalla legge”. E ricorda che anche la Corte di Cassazione ha stabilito che “la normativa interna incompatibile con quella dell’Unione va disapplicata dal giudice nazionale”

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Il Tribunale sottolinea che “la richiesta di protezione internazionale non è soggetta ad alcuna formula sacramentale” e che nel caso del 37enne tunisino la sua domanda “doveva essere esaminata al suo ingresso alla frontiera di Lampedusa” e la sua richiesta “sottoscritta a Ragusa non può essere trattata come procedura di frontiera”.

“Come già affermato da precedenti decisioni di questo Tribunale in procedimenti di convalida di trattenimenti riguardanti cittadini tunisini e le cui motivazioni sono condivise da questo giudicante – osserva ancora il giudice – la norma prevede una garanzia finanziaria che non si configura, in realtà, come misura alternativa al trattenimento bensì come requisito amministrativo imposto al richiedente prima di riconoscere i diritti conferiti dalla direttiva 2013/33/Ur, per il solo fatto che chiede protezione internazionale”.

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