I migranti raccontano l'orrore del naufragio
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I migranti raccontano l'orrore del naufragio

Ad assistere psicologicamente le sopravvissute del naufragio avvenuto venerdì scorso in area Sar Maltese è stato, all'hotspot di Lampedusa, il team di Medici senza frontiere.

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28 Marzo 2023 - 22.03


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Una tragedia immane: una ha perso il marito e il fratello, l’altra solo il coniuge. Tutte e quattro – hanno tra i 25 e i 35 anni e sono originarie della Costa d’Avorio e della Guinea – hanno visto annegare le 42 persone che, assieme a loro, si erano imbarcate in Tunisia per raggiungere l’Italia.

Ad assistere psicologicamente le sopravvissute del naufragio avvenuto venerdì scorso in area Sar Maltese è stato, all’hotspot di Lampedusa, il team di Medici senza frontiere.

«Non hanno saputo dire per quanto tempo sono rimaste in acqua, in attesa dei soccorsi – racconta Michele Alma, psicologo di Medici senza Frontiere – tutte sono provate psicologicamente, ma anche fisicamente: una è cardiopatica, l’altra, a causa della troppa permanenza in acqua, ha degli edemi alle gambe e ai piedi, la terza aveva problemi intestinali. Hanno lottato contro le onde e hanno visto sparire nel nulla 42 compagni di viaggio, fra cui i familiari di due di loro».

«Durante la notte – continua lo psicologo – non dormono e quando chiudono gli occhi, perché sfinite, hanno flashback. Anche le due donne che non hanno perso familiari, sono sotto choc».

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La barca sulla quale viaggiavano, secondo quanto hanno raccontato, non ha resistito alla furia delle onde, si è spezzata in due e subito si è inabissata. «Avevano i salvagenti e i giubbotti di salvataggio, ma per la maggior parte non sono serviti», sottolinea Michele Alma.

Il team di Medici senza frontiere ha concluso la due giorni di supporto psicologico e adesso sta rientrando in Calabria

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