Verona, professore di religione critica il vescovo per il suo appoggio (di fatto) a Sboarina: licenziato
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Verona, professore di religione critica il vescovo per il suo appoggio (di fatto) a Sboarina: licenziato

Marco Campedelli, docente di religione al liceo Maffei della città veneta, è stato licenziato proprio dal vescovo che ha criticato le parole del vescovo di Verona Giuseppe Zenti

Verona, professore di religione critica il vescovo per il suo appoggio (di fatto) a Sboarina: licenziato
Il vescovo di Verona Giuseppe Zenti
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30 Giugno 2022 - 23.53


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Fondamentalismo? Forse sì. Aveva criticato le parole del vescovo di Verona Giuseppe Zenti sulle “indicazioni di voto” ai fedeli alla vigilia del ballottaggio tra Federico Sboarina e Damiano Tommasi. Per questo Marco Campedelli, docente di religione al liceo Maffei della città veneta, è stato licenziato proprio dal vescovo, che aveva invitato a considerare chi, tra i due candidati sindaci, prestasse più attenzione alla “famiglia voluta da Dio”.

Voto, “gregge” e “laici”

La notizia è stata diffuso dal portale di informazione cattolica Adista.it, che ha raccontato i dettagli della cacciata del teologo e professore. L’indicazione sarebbe stata data dal vescovo ai sacerdoti, perché la trasmettessero ai fedeli, “con il pretesto di ricordare la scomparsa di padre Flavio Carraro, suo predecessore alla guida della diocesi”. Così si legge sul portale, che commenta tale mossa come un intervento che ripropone “l’idea di una Chiesa clericale che, tramite i pastori, guiderebbe, in questo caso verso i pascoli di ‘destra’, il ‘gregge’ dei fedeli laici, non ritenuti evidentemente capaci di pensiero autonomo”. 

Il precedente del 2015

Lo stesso Adista ricorda anche che già nel 2015 Zenti sostenne esplicitamente, con nome e cognome, in una lettera ai prof di religione, Monica Lavarini, candidata nella lista civica vicina al presidente uscente Luca Zaia per le regionali in Veneto e iscritta alla Lega Nord. 

La lettera aperta del prof

Campedelli però ha risposto al vescovo con una lettera aperta facendo riferimento al libero pensiero con l’intenzione di provocare un dialogo, un confronto, un “intelligente e responsabile dissenso”, attraverso una serie di domande: “Oggi, nel 2022, c’è bisogno che il prete dica ancora alla gente cosa votare? Siamo sicuri che i laici e le laiche circa la vita, con la sua concretezza, siano meno esperti dei preti (che circa la vita in realtà sono sempre un po’ in ritardo)? Perché il vescovo Zenti su certi temi nella lettera è così preciso e dettagliato: parla di ‘gender’, ‘scuola cattolica’ e su altri è così generico come ‘accoglienza dello straniero’? Perché allora in questo caso non parlare di ‘ius soli’ o di ‘ius culturae’?. Perché il vescovo Zenti ha messo così tanto zelo nel voler ostacolare e chiudere esperienze in città e in provincia particolarmente attente al dialogo con la diversità?”. 

Campedelli, che insegnava al Maffei da 22 anni, continua l’affondo: “Si dice che la Chiesa non sia una democrazia. E questo sarebbe un motivo sufficiente per non esprimere il proprio dissenso? I preti devono sempre obbedire?”. E chiude il documento facendo cenno al caso degli abusi sessuali di membri del clero all’Istituto per sordomuti Provolo, rivendicare con forza l’autonomia di pensiero dei cattolici. 

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