L'agente accusa: "Picchiato perché ho difeso i detenuti, gestivano tutto quelli di Secondigliano"
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L'agente accusa: "Picchiato perché ho difeso i detenuti, gestivano tutto quelli di Secondigliano"

L'ispettore della Polizia Penitenziaria Giuseppe Crocco si è difeso nell'interrogatorio di garanzia tenuto al tribunale di Santa Maria Capua Vetere e ha raccontato un retroscena inquietante

Denunciate torture al carcere di Santa Maria Capua Vetere
Denunciate torture al carcere di Santa Maria Capua Vetere
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2 Luglio 2021 - 18.00


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Non tutti erano d’accordo, anche se magari è facile dirlo ora piuttosto che prima.
 “Sono stati quelli di Secondigliano a prendere in mano la situazione, e noi non potevamo fare nulla. Io ho cercato più volte di difendere dei detenuti dai pestaggi prendendo anche qualche manganellata”. 
Si è difeso così, nel corso dell’interrogatorio di garanzia tenuto al tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), l’ispettore della Polizia Penitenziaria Giuseppe Crocco, 52 anni, destinatario della misura dell’obbligo di dimora nell’ambito dell’indagine che ha coinvolto, con arresti, provvedimenti di sospensione e altre misure, 52 agenti in servizio al carcere di Santa Maria Capua Vetere per i pestaggi ai danni di detenuti avvenuti il 6 aprile 2020. In totale, nell’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere sono indagate 117 persone, ma non sono stati ancora identificati oltre un centinaio di agenti che hanno preso parte alle violenze; la maggior parte è in servizio al carcere napoletano di Secondigliano. 
Crocco (difeso da Dezio Ferraro) è ritenuto dagli inquirenti uno di coloro che sovrintendevano alla perquisizione straordinaria, essendo ispettore di sorveglianza nel carcere, e avrebbe commesso alcuni atti di violenza.
L’agente è’ tra quelli che, durante la perquisizione, non indossavano casco e manganelli, ma solo ma mascherina anti-covid. 
Crocco, di fronte al giudice per le indagini preliminari Sergio Enea e alla presenza dei sostituti Alessandra Pinto e Daniela Pannone, si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha comunque reso una dichiarazione spontanea per respingere le accuse e chiarire la posizione.
“Ho preso botte per difendere alcuni detenuti – ha spiegato – mi sono anche buttato su di un detenuto per difenderlo. I miei colleghi di Secondigliano dicevano a più riprese che se la ‘vedevano loro’. Ho anche temuto per la mia salute, avendo avuto qualche anno fa un’operazione a cuore aperto”. 
Ha rigettato ogni accusa anche un altro agente destinatario di misura cautelare, Mario Rigido (difeso da Dezio Ferraro), sospeso dal servizio, sentito oggi dal Gip Enea; anch’egli non indossava casco e non aveva il manganello. Per entrambi il legale Dezio Ferraro presenterà ricorso al Tribunale del Riesame di Napoli per chiedere la revoca della misura cautelare. 

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