Brusca: "Chiedo perdono ai familiari delle vittime. Spero di essere capito"
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Brusca: "Chiedo perdono ai familiari delle vittime. Spero di essere capito"

Giovanni Brusca ha rilasciato cinque anni fa un'intervista al regista-documentarista francese Mosco Levi Bocault, che stava realizzando il film «Corleone»

Intervista di Giovanni Brusca al regista Mosco Levi Bocault
Intervista di Giovanni Brusca al regista Mosco Levi Bocault
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2 Giugno 2021 - 09.28


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Giovanni Brusca ha rilasciato cinque anni fa — dopo venti di detenzione e di collaborazione con la giustizia — un’intervista al regista-documentarista francese Mosco Levi Bocault, che stava realizzando il film «Corleone», una produzione di Arte France e Zek, presentato al festival di Roma nel 2018.
L’intervista a Brusca inizia con queste parole: “Ho riflettuto e ho deciso di rilasciare questa intervista. Non so dove mi porterà, spero di essere capito”. 
Nel film ci sono le immagini e le voci di pentiti di mafia, investigatori antimafia e testimoni della stagione di sangue e di terrore scatenata dalla cosca di Totò Riina.
Tra quelle testimonianze spicca quella di Giovanni Brusca, registrato per alcune ore in una sala colloqui del carcere romano di Rebibbia, dove l’esecutore materiale della strage di Capaci si presentò bardato per non essere riconoscibile, ma con la sua voce inconfondibile già tante volte ascoltata nei processi di mafia.
Prima di cominciare a svelare i segreti di Cosa nostra e della sua vita di assassino e collaboratore di giustizia, Brusca volle fare una dichiarazione preliminare per chiedere perdono ai parenti delle tante vittime che ha sulla coscienza.
In questo video di appena 2 minuti, Brusca dice: “Faccio i conti con me stesso, è arrivato il momento di metterci la faccia anche se per motivi di sicurezza non posso. Ma è nello spirito e nell’anima di farlo. Ho l’opportunità di poter chiedere scusa e perdono alle famiglie delle vittime a cui ho creato tanto dolore e tanto dispiacere. Ho fatto il possibile per dare il mio contributo e per dare un minimo di spiegazione ai tanti che cercano verità e giustizia”.
Le scuse anche per il figlio e per la moglie “che per causa mia hanno sofferto e stanno pagando indirettamente le mie scelte di vita, prima da mafioso e poi da collaboratore di giustizia”.
Poi ha aggiunto: “Collaborare con la giustizia è una scelta di vita morale, giudiziaria e umana: consente di mettere fine a Cosa Nostra, una fabbrica di morte”.

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