Decaro: "La pandemia non si combatte con le comparsate tv o la ricerca di qualche like"
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Decaro: "La pandemia non si combatte con le comparsate tv o la ricerca di qualche like"

Il Sindaco di Bari e presidente dell'Anci: Se ne esce solo, se ciascuno di noi è capace di fare un passo indietro per far fare un passo in avanti, tutti insieme. al nostro Paese.

Antonio De Caro
Antonio De Caro
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27 Novembre 2020 - 17.15


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di Antonello Sette

 

Sindaco Decaro, quale è la situazione a Bari?

E’ complicata, ma fortunatamente – assicura il Sindaco di Bari e presidente dell’Anci rispondendo all’Agenzia SprayNews – sotto controllo, perché le Asl hanno aumentato, sia il numero dei posti letto nei reparti Covid e di terapia intensiva, sia i numeri dei tamponi, in modo da consentire un tracciamento più efficace. Anche se è difficile rincorrere tutti i contatti. Siamo arrivati a tremilatrecento persone contagiate su trecentoventimila abitanti. La curva, finalmente, si sta abbassando. Il numero dei contagiati aumenta ogni giorno, ma non in modo esponenziale. La curva si abbassa ovunque e, come ha evidenziato ieri in una cabina di regia nazionale, con le venti Regioni e i rappresentanti dei Comuni e delle Province, il Ministro della Sanità Roberto Speranza, andiamo verso una zona gialla uguale per tutti. Oggi l’indice di contagiosità è ancora sopra l’uno, scenderà, se il trend verrà confermato, sotto questa fatidica soglia, nei prossimi giorni. E potremo così vivere il periodo natalizio con più libertà e meno restrizioni.

Non teme che l’allentamento delle restrizioni per Natale possa rivelarsi un boomerang, come è già accaduto ad agosto?

Dovremo stare attenti. La zona gialla non deve diventare psicologicamente un “liberi tutti”. E osservare scrupolosamente tutte le precauzioni, mantenendo le distanze, utilizzando le mascherine e obbedendo, quando sarà necessario. Con l’obiettivo di mantenere la zona gialla e di scongiurare una terza ondata. Saranno i giorni più complicati, perché sono quelli, dove c’è più voglia di socialità. Quelli in cui stiamo insieme, pranziamo e ceniamo insieme, sono i giorni dei cenoni e delle messe. A Bari, a dicembre, celebriamo anche San Nicola, il Patrono della città, con l’anticipazione, in suo onore, dell’accensione dell’albero di Natale al 6 dicembre. Abbiamo deciso che le messe del 6 dicembre avvengano, ovunque, a porte chiuse, con la partecipazione dei fedeli, solo a distanza, sui social e sulle tv locali. E non ci saranno, neppure, i mercatini natalizi, i concerti, le iniziative tradizionali. Il 24 dicembre tutta la popolazione è sempre scesa in strada dalla mattina alla sera, così come nella notte fra il 5 e il 6, con la concentrazione della folla nella zona Vecchia. Tutto sospeso. Lasceremo accese solo le luminarie, come un simbolo visivo di speranza. 

I Sindaci vanno d’accordo? Le appartenenze politiche pesano?

Dico sempre che ci spogliamo dei colori politici e restiamo tutti solo con il bianco, il rosso e il verde, che sono nelle nostre fasce. Riusciamo sempre a mediare le diverse posizioni. Pensi che, nel periodo iniziale della pandemia, abbiamo chiesto all’unanimità, e siamo ottomila Comuni, di sterilizzare il potere di autorità sanitaria locale, perché non era possibile, in quel momento, ipotizzare che ciascuno potesse andare per proprio conto. Il Covid andava fronteggiato in misura uniforme, su tutto il territorio nazionale

Lei aveva aperto una polemica con il Governo, che vi voleva sentinelle armate, a difesa delle misura di contenimento. E’ tutto rientrato?

C’era stata una cabina d regia con tutte le componenti in campo, compresa la rappresentanza dei Comuni. Due giornate, al termine delle quali, non c’era stato detto niente. Poi, la sera, alle venti accendiamo la televisione e sentiamo il Presidente del Consiglio che annuncia l’inserimento nel Dpcm di qualcosa, che già era scritto nelle norme, ovvero il potere del Sindaco di vietare lo stazionamento dei cittadini in un luogo o in una piazza. Ma metterlo nel Dpcm, e come prima cosa, ci è sembrato non solo uno sgarbo istituzionale, ma anche il tentativo di scaricare una responsabilità sui sindaci, che possono emettere un’ordinanza, ma non controllarne l’esecuzione, che compete al Comitato provinciale per l’ordine pubblico, che la mattina dopo ho convocato, emettendo, quella stessa mattina, primo Sindaco in Italia, l’ordinanza sui divieti di assembramento. 

La cabina di regia, come la chiama lei, vi ascolta? 

Abbiamo partecipato a tutte le riunioni e abbiamo, sempre, espresso la nostra opinione. Abbiamo preso atto con piacere che, finalmente, sono stati stabiliti dei criteri oggettivi per la valutazione del rischio. Un sistema, che tiene conto, nello stesso tempo, della capacità ricettiva degli ospedali e della propagazione del virus. E può far propendere, quasi automaticamente, a seconda dei casi, per l’aggravamento o l’allentamento delle misure restrittive. Un sistema, facilmente leggibile, che impedisce qualsiasi sospetto di discriminazioni politiche, spegne a monte le polemiche e responsabilizza le Regioni, chiamate ad aumentare posti letto dedicati, terapie intensive e tamponi. Noi, un sistema di questo tipo, lo avevamo invocato in primavera. E’ arrivato solo adesso, ma è arrivato. 

Lei è entrato nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale di Bari. Conserva nel cuore un’immagine che non potrà mai dimenticare?

Ho ancora davanti agli occhi l’immagine di una ragazza, distesa a pancia in giù, intubata, che non rispondeva a nessuna sollecitazione, perché era stata sedata per alleviarle il dolore. Sono entrato lì dentro, senza accontentarmi di guardare dalla vetrata, non per sensazionalismo, ma perché volevo far capire a tutti che il virus, di cui parliamo sui giornali e nelle tv, sta nel corpo delle persone, comprese quelle costrette a lottare per la vita in un reparto di terapia intensiva. L’immagine di quella ragazza distesa bocconi, come un automa, la porterò sempre con me.

Come sta ora?

Si è ripresa, sta meglio. Per fortuna.

Che cosa l’ha indignata di più nel corso di questa pandemia?

Le polemiche fra di noi, fra le istituzioni. Compresa quella, che mi ha coinvolto personalmente. Mi sono pentito di averla sollevata. Non è il momento di fare polemiche. Non si esce dalla pandemia cercando interviste televisive o prendendo qualche like sui social. Se ne esce solo, se ciascuno di noi è capace di fare un passo indietro per far fare un passo in avanti, tutti insieme. al nostro Paese.

La sua indignazione per le polemiche vale solo per i politici, o si estende anche ai virologi?

Vale a maggior ragione per i virologi, perché a loro noi ci affidiamo. Tutto quello, che decidiamo e facciamo, parte da loro. E vedere e sentire in televisione, dopo che è stata presa una decisione, qualcuno di loro, che afferma il contrario, non va bene. E’ un segnale sbagliato. Che non aiuta nessuno.

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