Un documento firmato con Speranza inchioda Fontana: "Poteva decretare le zone rosse"
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Un documento firmato con Speranza inchioda Fontana: "Poteva decretare le zone rosse"

Un'ordinanza del 23 febbraio recitava: "Il presidente della Lombardia, sentito il ministro della Salute, può modificare le disposizioni di cui alla presente ordinanza in ragione dell'evoluzione epidemiologica".

Contestazioni contro Fontana
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8 Agosto 2020 - 09.17


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Difficile poter fare le vittime e difficile che Capitan Nutella ora ne chiesta le dimissioni e l’arresto. Perché è noto che alla Lega sono garantisti o forcaioli solo a targhe alterne.
“Il presidente della Regione Lombardia, sentito il ministro della Salute, può modificare le disposizioni di cui alla presente ordinanza in ragione dell’evoluzione epidemiologica”.
Si legge così nel documento pubblicato stamani da ‘Il Fatto quotidiano’ che sulla mancata istituzione delle zone rosse nella Val Seriana pubblica un’ordinanza datata 23 febbraio 2020 e firmata, oltre che dal ministro della Salute, Roberto Speranza, anche dal governatore lombardo, Attilio Fontana.
Il documento, riferisce il quotidiano, “è di due pagine dove vengono elencate tutte le restrizioni, a partire dai check point attorno ai dieci comuni del Basso lodigiano”. Prosegue il giornale: “Il governatore leghista la sera del 23 febbraio quindi, firmò di suo pugno un atto che gli avrebbe permesso fin da subito di allargare la zona rossa di Lodi e di istituire quella in Valseriana. E questo ben prima di scoprire l’esistenza di una legge vecchia di 42 anni (la 833 del 1978) che dà pieni poteri alle regioni ‘in materia di igiene e sanità pubblica’”.
L’ordinanza del 23 febbraio, grazie al Comitato per le vittime del coronavirus di Bergamo ‘Noi denunceremo’, è stata recentemente acquisita agli atti della procura di Bergamo che indaga sulla mancata zona rossa di Alzano e Nembro. E, ricorda il giornale, “è anche alla base di un’interrogazione al ministero della Salute firmata dall’onorevole del M5S Valentina Barzotti, in cui si chiede se il governo fosse ‘a conoscenza delle ragioni per cui Regione Lombardia dopo l’emanazione dell’ordinanza del 23 febbraio scelse di non estendere la zona rossa a Lodi’.
Per la Regione Lombardia, è stato invece il consigliere pentastellato Marco Degli Angeli a invitare l’assessore al Welfare, Giulio Gallera a riferire in commissione, facendo richiesta di accesso agli atti “per verificare eventuali responsabilità”, lamentando una certa “inerzia del governatore Fontana e dell’assessore Gallera nel rispondere a mia legittima richiesta”.
Il documento riportato dal ‘Fatto’ “è il risultato di una serie di riunioni istituzionali che si tengono quel 23 febbraio (…) – sottolinea il quotidiano -. La giunta lombarda non si attiverà mai. Né a Lodi né a Bergamo, dove sempre il 23 febbraio prima si tiene una riunione in Prefettura con i dirigenti dell’Ats locale e il sindaco Giorgio Gori, e poi, in serata, oltre 200 sindaci si collegano con i vertici della Regione. Bisognerà attendere l’8 marzo, quando, con uno dei famosi Dpcm, sarà a quel punto chiusa tutta la Lombardia”.

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