Una chat WhatsApp inguaia il cognato di Fontana: prima della 'donazione' provò a vendere i camici
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Una chat WhatsApp inguaia il cognato di Fontana: prima della 'donazione' provò a vendere i camici

Nel messaggio, Dini cercava di vendere i 25mila camici (mai consegnati) due ore prima di proporre alla Regione la donazione

Andrea Dini e Attilio Fontana
Andrea Dini e Attilio Fontana
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30 Luglio 2020 - 08.19


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Un messaggio whatsapp sarebbe la prova che Andrea Dini, cognato del Presidente della Lombardia Attilio Fontana con cui è indagato per una partita di 75.000 camici venduta senza asta dalla società di cui è amministratore delegato, la Dama Spa, alla Aria Spa, la centrale acquisti della Regione, avrebbe avuto un accordo preordinato proprio con la Aria. Nel messaggio, Dini cercava di vendere i 25mila camici (mai consegnati) due ore prima di proporre alla Regione la donazione forse perché qualcuno gli aveva assicurato che il materiale non sarebbe stato accettato.
Per la procura, secondo la ricostruzione de Il Corriere della Sera, ci sarebbe stato, in pratica, “un preordinato inadempimento contrattuale per effetto di un accordo retrostante”.
Andrea Dini il 16 aprile aveva avuto una commessa per la sua “Dama spa” da 513mila euro per la fornitura di 75mila camici e 7mila set sanitari da parte della centrale acquisti regionale Aria spa. Il 20 maggio, con una email inviata alle 11.07, Dini comunicava di trasformare il contratto di fornitura in donazione.
Ma due ore prima, alle 8.58 sempre del 20 maggio, Dini cercava di vendere i 25mila camici a una casa di riposo del Varesotto (“Ciao, abbiamo ricevuto una bella partita di tessuto per camici. Li vendiamo a 9 euro, e poi ogni 1000 venduti ne posso donare 100”).

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