Carabinieri torturatori, le indagini puntano ai piani alti: qualcuno sapeva e ha taciuto?
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Carabinieri torturatori, le indagini puntano ai piani alti: qualcuno sapeva e ha taciuto?

Non è possibile che nessuno sapesse. Tre anni di crimini praticamente alla luce del sole non possono passare inosservati.

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24 Luglio 2020 - 09.33


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Giuseppe Montella faceva una vita da nababbo: un lusso, quello di casa sua, che non era sicuramente compatibile con il suo stile di vita. Oltre ad avere 23 conti correnti, Montella negli anni ha cambiato undici auto, di cui quattro Bmw, una Porsche Cayenne, due Mercedes e 16 moto, vantandosi sempre sui social.
Villa da 270mila euro L’inchiesta ha prodotto oltre 75mila intercettazioni in sei mesi dei carabinieri, in attività da almeno tre anni a Piacenza. Dall’esame dei conti correnti intestati a Montella, originario di Pomigliano d’Arco, i magistrati potrebbero far luce sui sospetti guadagni della banda che trafficava soprattutto hashish. In alcune intercettazioni, però, si parla di cocaina. Gli affari per l’appuntato erano talmente redditizi da permettere l’acquisto di una villa da 270mila euro alle porte di Piacenza.
Lui si sentiva intoccabile. Lo diceva che non sarebbe mai stato beccato, perché “sono un carabiniere”. Gli piaceva prendere parte ad azioni violente, e non faceva nulla per nascondere la sua natura. Persino la sua compagna, Maria Luisa Cattaneo, è finita ai domiciliari, accusata di spaccio e di aver collaborato col militare anche nelle fasi di approvvigionamento della droga.
Insomma, non è possibile che nessuno sapesse. Tre anni di crimini praticamente alla luce del sole non possono passare inosservati. E le indagini della Procura di Piacenza adesso mirano in alto, a snidare chi, ai piani superiori, sapeva e ha scelto di tacere. Perché una storia del genere non può essere bollata con la solita retorica delle ‘mele marce’. 

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