Palamara si ribella: "Non ho inventato io le correnti, ecco i nomi di chi ne ha approfittato"
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Palamara si ribella: "Non ho inventato io le correnti, ecco i nomi di chi ne ha approfittato"

Le dichiarazioni dell'ex pm di Roma, espulso dall'Anm, sotto inchiesta a Perugia per corruzione. "Io mi assumo le mie responsabilità. Ma non posso assumermi quelle di tutti".

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21 Giugno 2020 - 08.47


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Ora si ribella e non vuole passare come l’unica pecora nera: “Palamara non si è svegliato una mattina e ha inventato il sistema delle correnti. Ma ha agito e ha operato facendo accordi per trovare un equilibrio e gestire il potere interno alla magistratura”.
Lo afferma l’ex pm di Roma, espulso dall’Anm, sotto inchiesta a Perugia per corruzione . “La Costituzione ha voluto che la magistratura fosse autonoma e indipendente. Per esercitare questo potere i magistrati hanno scelto di organizzarsi in correnti”.
“Tanto paga per tutto Palamara”, aggiunge polemico a Repubblica l’ex pm di Roma, cacciato dall’Anm, di cui è stato presidente, sotto inchiesta a Perugia per corruzione. “Io mi assumo le mie responsabilità. Ma non posso assumermi quelle di tutti”. Nella sua memoria ha scritto: “Non ho agito da solo”. Chi erano gli altri?

“Questo ormai non lo dico solo io, ma anche molti autorevoli commentatori come la presidente del Senato Elisabetta Casellati e magistrati di sinistra come Livio Pepino. Riferiscono che il clientelismo all’interno della magistratura non è certo un problema che ho inventato io. Limitarlo solo a me o a un gruppo associativo significa ignorare la realtà dei fatti, o peggio ancora mentire”. Inoltre “io sono andato lì per parlare di fronte a chi mi stava giudicando”.

Palamara poi si toglie qualche sassolino dalla scarpa e fa i nomi di chi, a suo dire, avrebbe appunto approfittato del sistema delle correnti per fare carriera. “Su cinque componenti, tre li conosco assai bene. Sono stati noti esponenti di altrettante correnti. Tra l’altro, il presidente Di Marco, dalle carte di Perugia, è risultato essere il difensore disciplinare di Giancarlo Longo, il magistrato che, secondo le originarie accuse rivoltemi da Perugia, ma poi cadute, io avrei favorito per la procura di Gela”.

“Poi c’è Gimmi Amato, che nel 2016 venne nominato procuratore di Bologna secondo i meccanismi di cui tanto si parla oggi. Fermo restando il suo indiscusso valore”. “E ancora Viazzi, storico esponente di Md, che ho sempre stimato ma che poi sacrificai per la nomina di presidente della Corte di appello di Genova, a vantaggio dell’alleanza con Magistratura indipendente, che portò a preferire al suo posto la collega Bonavia”. Questi tre magistrati “sono per primi i beneficiari del sistema di cui solo io oggi sono ritenuto colpevole”.

“I rapporti di frequentazione tra magistrati e politici non li ho certo inventati io”, conclude Palamara.

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