Cosa dovremmo aspettarci dalla Fase 3?
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Cosa dovremmo aspettarci dalla Fase 3?

Quali saranno le misure della 'Fase 3'? Tra aperture scaglionate e paura per una seconda ondata, i possibili scenari

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6 Maggio 2020 - 16.19


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Abbiamo da pochi giorni sentito le parole del Presidente Conte e le scelte del Governo riguardo alla cosiddetta Fase 2 nella quale ci stiamo addentrando. Tralasciando giudizi di merito sulle decisioni più o meno condivisibili, più o meno chiare, molti italiani stanno già chiedendosi che cosa comporterà la Fase 3.

Chi sono i congiunti?

Il Governo, con la seconda fase strategica adottata per uscire da una situazione di pandemia globale che quasi non ha precedenti nella Storia per potenza e conseguenze economiche ed sanitarie, ha dato il via libera agli spostamenti per visite ai congiunti. E subito si sono scatenate le polemiche sul significato della parola: chi sono questi famosi congiunti?

Dalle precisazioni in merito arrivate dal Governo, abbiamo capito possiamo includere in questa cerchia testualmente “parenti, affini, conviventi, fidanzati e affetti stabili”. In poche parole, starà a noi decidere chi sono i congiunti, perché una dicitura così vasta richiede la responsabilità individuale.

La Fase 3 del Governo

Le polemiche non si sono ancora placate, però, che già i media di tutto il Paese si scatenano sui cambiamenti e le aperture che comporterà la Fase 3: potremo andare al mare? Gli stabilimenti balneari saranno aperti? La vita tornerà quella di prima?

La scienza suggerisce di ripartire per gradi a soprattutto per zone: riaprire nelle zone meno colpite e monitorare la situazione, per poi estendere i provvedimenti anche nelle regioni dove l’epidemia è più diffusa. Una Fase 3 a scaglioni anche geografici, che coinvolga un primo gruppo di regioni con situazioni sociali ed epidemiologiche più favorevoli.

Aperture scaglionate o in tutta Italia?

La scelta tra queste due ipotesi si fa serrata, e prende sempre più piede la prima soluzione, perché permetterebbe di trovarsi preparati nel caso di una seconda ondata, di un aumento dei contagi, o ancora peggio di una tragedia.

Questa soluzione infatti permetterebbe di testare la risposta sanitaria e sociale in territori circoscritti, per esempio in Veneto, Basilicata e Sardegna, e da lì analizzare le dinamiche e correggere il tiro. In poche parole, potremmo così controllare il virus e imparare a conviverci.

La paura della seconda ondata

La prudenza, però, sembra sinonimo di incertezza, come se le idee del Governo fossero poco chiare, ma forse non potrebbe essere altrimenti: da una parte le nefaste conseguenze economiche della chiusura, dall’altra la paura di una seconda ondata di contagi ancora più difficile da contenere rispetto alla prima. La soluzione delle aperture a regioni scaglionate permetterebbe in questo senso di monitorare la situazione con i test del tampone e sierologici, di capire dunque se il sistema sanitario potrebbe essere in grado di far fronte al naturale innalzamento della curva del contagio una volta tornati (quasi) alla normalità.

Che fine ha fatto la App del Governo?
Ne abbiamo sentito parlare per giorni, poi sembrava caduta nel dimenticatoio. Eccola invece che ritorna, ora che il suo utilizzo su una cerchia ristretta di persone (si fa per dire, parliamo qualche milione di cittadini) potrebbe sicuramente essere più semplice da gestire.

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