Anzaldi: "Licenziando Toscani i Benetton tentano solo di rifarsi una verginità"
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Anzaldi: "Licenziando Toscani i Benetton tentano solo di rifarsi una verginità"

Il deputato di Italia Viva: "C'è da riflettere sulla giustizia sommaria richiasta dai social e su come vengono trattati i grandi artisti nel nostro paese"

Oliviero Toscani
Oliviero Toscani
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7 Febbraio 2020 - 15.40


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Onorevole Anzaldi, sul caso Oliviero Toscani a proposito del Ponte Morandi lei ha detto che non si possono usare poche parole, seppur sbagliatissime, pessime e smentite, per giudicare la carriera di un artista come Toscani. Il Gruppo Benetton, però, ha deciso di interrompere il decennale rapporto con lui. Che ne pensa?
“Innanzitutto partirei da quello che dice oggi Egle Possetti, presidente del Comitato vittime del Ponte Morandi: ‘Toscani ha fatto ammenda e mi è sembrato sincero. Da altri non sono arrivate le scuse. Non vorrei che Toscani diventasse un capro espiatorio. E’ bene chiarirlo che lui con quello che è successo a Genova il 14 agosto 2018 non c’entra niente’. Ecco, mentre la sorella di una delle vittime del Morandi pronuncia queste parole, l’annuncio dei Benetton, fatto sull’onda di una strumentalizzazione politica e proprio da chi conosce bene la storia, i valori e il genio di Toscani, mi è sembrato davvero di una spregiudicatezza imbarazzante. Forse qualcuno nel loro gruppo ha pensato di usare questo episodio per provare a rifarsi una verginità dopo la tragedia di Genova. Vergognoso. Questa storia, però, fa fare almeno tre riflessioni. La prima riguarda i processi sommari che nascono sui social”.
Crede che i social abbiano avuto un ruolo in questa storia?
“Di certo contribuiscono a creare condanne preventive e senza appello anche per una sola parola sbagliata. Eppure persino la giustizia ordinaria prevede che si valutino i precedenti, il casellario, se una persona sia recidiva. Toscani ha una storia di grande artista, in difesa dei diritti civili, contro la pena di morte, contro la guerra. Basta una frase sbagliata, per la quale ha chiesto scusa, per buttare a mare la vita di una persona? E poi un ruolo in questa storia lo ha avuto anche la Rai”.
A cosa si riferisce?
“La frase detta da Toscani è stata pronunciata durante la trasmissione radiofonica di ‘Un giorno da pecora’, in onda sulla Rai. Si tratta di una trasmissione di tipo satirico, irriverente, peraltro finita anche all’attenzione dell’Agcom in campagna elettorale. Le parole dette in quella trasmissione, in un contesto normalmente allegro e fuori dagli schemi, diventano poi dichiarazioni come se fossero state pronunciate in una sede ufficiale. E allora forse dal servizio pubblico ci si aspetterebbe che in certe trasmissioni di quel tipo si evitasse di entrare in tematiche difficili e delicate, che possono colpire la carne viva delle persone. In certi format una questione delicata come il Ponte Morandi forse non andrebbe affrontata, per evitare cortocircuiti”.
Quale altra riflessione emerge da questa vicenda?
“Fa riflettere come vengano trattati gli artisti nel nostro Paese. Toscani è un artista di livello internazionale, apprezzato nel mondo. Ha lavorato con Andy Warhol, con i Beatles, addirittura David Bowie gli dedicò la canzone ‘Black Tie, White Noise’, i suoi lavori sono esposti nei più celebri musei e alla Biennale di Venezia Un artista del genere in qualsiasi altro Paese sarebbe tutelato con orgoglio, invece da noi è costretto a lavorare con pseudo mecenati privati, industriali che vorrebbero passare per illuminati e poi si comportano come abbiamo visto. Un talento come Toscani dovrebbe essere rivendicato dal nostro Paese, invece viene abbandonato. E se avviene con lui, che comunque con la sua storia e la sua professionalità non ha certamente problemi ad andare avanti anche senza i Benetton, come possono farcela invece gli artisti giovani, meno famosi ?”.

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