Savoini a cena con Murelli, il neofascista condannato per l'omicidio dell'agente Marino
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Savoini a cena con Murelli, il neofascista condannato per l'omicidio dell'agente Marino

Le simpatie per l'estrema destra dello stretto collaboratore di Salvini sono note. Ora spunta il sanbabilino

L'ex neofascista Maurizio Murelli e Gianluca Savoini
L'ex neofascista Maurizio Murelli e Gianluca Savoini
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28 Luglio 2019 - 10.52


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Uno è il famoso Gianluca Savoini, il leghista dalle simpatie di estrema destra legatissimo a Salvini e finito in mezzo al Russiagate leghista per essersi fatto beccare, anzi registrare, mentre chiedeva soldi a emissari di Mosca promettendo una politica della Lega, di Salvini e di movimenti di estrema destra europea filo-Putin.
In una cena, visto che buon sangue non mente, Savoini è stato immortalato accanito a Maurizio Murelli, vecchia conoscenza della destra eversiva milanese.

Una cena in un locale che è anche ritrovo dell’estrema destra.
E chi è Murelli? Il neofascista condannato a 17 anni e sei mesi per concorso in omicidio volontario.
Il 12 aprile 1973, a Milano, fu ucciso l’agente di polizia Antonio Marino nell’ambito di quello che fu considerato il giovedì nero di Milano, nel quale estremisti neofascisti furono responsabili di numerosi incidenti.
Marino morì dopo essere stato investito dall’esplosione di una bomba che gli era stata lanciata addosso.


Oggi Murelli è libero, ha scritto libri e continua a frequentare gli ambienti dell’estrema destra milanese e a raccontare – quasi con orgoglio – le gesta dei ‘sanbabilini’ che a suo dire avrebbero contribuito a difendere l’Italia.
Del resto quel filo nero non si è mai spezzato. Tanto che in rete circola una foto nella quale si vedono Maurizio Murelli e Mario Tuti brindare sorridenti a Milano davanti ad una osteria che è il punto di ritrovo di CasaPound a Milano.


Mario Tuti, per chi lo avesse dimenticato, è un neofascista condannato a due ergastoli per tre omicidi (due poliziotti a Empoli, il 24 gennaio 1975, ed Ermanno Buzzi, il 13 aprile 1981, in carcere a Novara
Se ci mettiamo in mezzo i rapporti con l’ultra-sovranista russo Dugin e la telefonata del leghista con un sospetto reclutatole di mercenari da mandare a combattere tra i filo-russi nel Donbass, c’è da dire che la figura di Gianluca Savoini meriterebbe di essere meglio approfondita. E non solo dalla stampa. 


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