I carabinieri non devono uccidere: la manifestazione dei migranti
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I carabinieri non devono uccidere: la manifestazione dei migranti

Tensione per le strade, nessun episodio di violenza: non siamo qui per fare casini. Il militare che ha sparato è indagato.

La protesta
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9 Giugno 2016 - 10.32


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Un centinaio di migranti stanno protestando per le strade di San Ferdinando. Una manifestazione che ha preso vita dopo l’episodio di ieri nel corso del quale un carabiniere ha ucciso un giovane del Mali Sekine Traore, di 27 anni, che lo aveva aggredito e ferito con un coltello.

Tra i manifestanti c’è rabbia e tensione, ma al momento non si registrano episodi di violenza.

Le parole dei braccianti. “Non siamo qui per fare la guerra o per fare casini, siamo qui per lavorare e per mangiare. I carabinieri devono venire per mettere pace e non per uccidere”. Lo ha detto un migrante del Mali, connazionale del giovane morto ieri, davanti al Municipio di San Ferdinando, dove gli extracomunitari accampati nella tendopoli si sono radunati per protestare le condizioni in cui sono costretti a vivere nella tendopoli.
“Quello che è accaduto ieri – ha aggiunto il migrante – non è giusto. E vogliamo che tutta l’Italia e tutta l’Europa lo sappiano”.

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La protesta.  I migranti che stanno attuando la protesta a San Ferdinando scandiscono slogan contro i carabinieri, definendoli “razzisti”. I manifestanti gridano anche “Italia razzista” ed espongono cartelli dello stesso tenore. L’atteggiamento dei cittadini di San Ferdinando in merito alla protesta é improntato ad indifferenza. Una delegazione dei migranti che stanno attuando la protesta sta incontrando, nella sede del Municipio il commissario prefettizio che regge il Comune, Francesco Pepe. Della delegazione fa parte anche il fratello di Sekine Traore, l’immigrato ucciso ieri dal carabiniere.

 

 

Il fatto. L’episodio è avvenuto ieri nella tendopoli di San Ferdinando, che nel periodo invernale ospita migliaia di extracomunitari impegnati nella raccolta delle arance nella piana di Gioia Tauro.

Il militare è intervenuto insieme ad un collega per sedare una lite tra due extracomunitari. Uno ha estratto un coltello e lo ha ferito ed il militare ha reagito. Sul posto è intervenuto il procuratore della Repubblica di Palmi Ottavio Sferlazza ed i vertici del Comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria.

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Legittima difesa? Secondo una prima ricostruzione, sembra che i due extracomunitari stessero litigando perché uno aveva cercato di derubare l’altro. Quando i carabinieri sono intervenuti per cercare di riportare la calma, uno dei due extracomunitari ha dato in escandescenze tirando fuori un coltello e aggredendo il militare, che è rimasto ferito e poi ha sparato un colpo che ha ucciso l’uomo.

“Il carabiniere che ha ucciso l’immigrato dovrà essere iscritto nel registro degli indagati come atto dovuto a garanzia dei diritti della difesa, in relazione all’autopsia che sarà eseguita sul corpo della vittima, ma il quadro che si delinea é di una legittima difesa da parte del militare”. Lo ha detto alle agenzie il Procuratore della Repubblica di Palmi, Ottavio Sferlazza, in relazione all’episodio accaduto nella tendopoli di San Ferdinando, dove un carabiniere ha ucciso con un colpo di pistola un immigrato del Mali, Sekine Traore, di 27 anni, che lo aveva aggredito ferendolo con una coltellata alla testa.

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“C’é stato da parte dell’immigrato, secondo la nostra ricostruzione basata sulle testimonianze delle persone presenti – ha aggiunto il Procuratore – un atteggiamento inizialmente intimidatorio nei confronti del carabiniere e poi concretamente aggressivo, con una coltellata che ha raggiunto il militare al volto. Il carabiniere ha anche tentato inutilmente di ricondurre l’immigrato alla calma”. 

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